19 maggio 2011

I “liquidatori” di Fukushima entrano nell’edificio del reattore 2


La Tepco rivede il suo piano e annuncia «Possibili meltdowns» anche nei reattori 2 e 3
Ad oltre due mesi dall'esplosione di idrogeno, i "liquidatori" della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono finalmente riusciti ad entrare nell'edificio del reattore 2.  La Tokyo Electric Power Company (Tepco) ha annunciate oggi che « 4 lavoratori sono stati inviati mercoledì mattina nella costruzione per controllare i livelli di radiazioni e le altre condizioni». L'azienda assicura che gli operai erano dotati di tute protettive e di bombole di aria e che «La loro esposizione alle radiazioni è stata mantenuta per ognuno tra i 3 ed i 4 millisieverts ciascuno».
Una sonda comandata a distanza era già stata inviata nel reattore 2 il 18 aprile, ma non aveva concluso nulla dato gli altissimi livelli di umidità (oltre il 90%) che avevano oscurato gli obiettivi della fotocamera e impedito al robot di procedere.
I livelli di radioattività trovasti all'interno dell'edificio del reattore 2 non sembrerebbero confortanti, visto che la Tepco ha detto che «E' necessario procedere con il nuovo piano», cioè quello annunciato ieri per raffreddare i reattori che a quanto pare, a cominciare da quello 1 dove è avvenuta sicuramente la fusione delle barre di combustibile, sarà molto più difficoltoso di quanto previsto.
Il piano prevede di riutilizzare l'acqua "decontaminata" e di farla ricircolare nei containment vessels back dei reattori per raffreddarli, prendendo atto del fallimento dell'iniezione di enormi quantità di acqua che avrebbero provocato gli sversamenti radioattivi che sono finiti nelle fondamenta degli edifici e poi da qui ai "tunnel" esterni e nell'Oceano Pacifico. La company ha spiegato che questo "circulation system" verrà applicato anche ai reattori 2 e 3, «Dove si potrebbero essere verificati meltdowns» e che spera di stabilizzarli entro la fine di luglio.
Il nuovo calendario dei lavori di "recupero" reso noto dalla Tepco riflette gli enormi problemi emersi dopo che un mese fa aveva annunciato la sua road map. L'utiity giura che intende mantenere il suo obiettivo di riprendere tra ottobre e gennaio  il controllo di quello che ormai è un cadavere nucleare, ma ammette che «Numerosi problemi imprevisti sono sorti» dopo l'annuncio del suo piano iniziale.
Intanto da ieri sera nel reattore procede il lavoro 3 per spostare l'acqua altamente contaminate dall'edificio della turbine ad un impianto di stoccaggio temporaneo. La Tepco ha comunicato che da stamattina dovrebbero essere pompate fuori dall'edificio circa 130 tonnellate di acqua e che questo lavoro ridurrà di 144 centimetri il livello di acqua altamente radioattiva nell'edificio della turbina del reattore 3, che era calato di solo un centimetro prima del trasferimento».
Ma la preoccupazione più grossa viene ancora dalle barre fuse del reattore 1 che hanno danneggiato il vassel containing del reattore, provocando una grande e continua fuoriuscita di acqua contaminata che nessuno sa ancora come e dove si sia davvero infiltrata.
La Tepco ha annunciato che sta preparandosi a realizzare una struttura a Fukushima Daiichi per trattare l'acqua contaminata e prevede di iniziare a farlo a giugno. Intanto sarebbe finalmente pronta l'enorme chiatta che dovrebbe essere ancorata davanti alla centrale per stoccare acqua radioattiva nelle sue cisterne.
Nella foto il reattore 1
Fonte :: greenreport.it

Apocalisse in arrivo? Ecco dove scappare


Crisi globale? Meteorite in avvicinamento? Devastazione globale alle porte? Bisogna mettersi in salvo. Sì, ma dove? Dove scappare? Dove trovare rifugio? Business Insider, magazine di tecnologia ed altre amenità, raccoglie tutti i luoghi in cui si potrà trovare salvezza in caso di crisi alle porte. Per quanto possa essere estesa la criticità con cui il mondo si trovasse a rapportarsi, difficilmente tutte e dodici le location potrebbero essere interessate da pericoli tali da impedire un sicuro rifugio.
Si inizia con la cittadina Thailandese di Chiang Mai, che nel bel mezzo della turbolenta regione del sud-est asiatico è rimasta sostanzialmente immune da qualsiasi coinvolgimento.
Mentre il sudest asiatico è stato un punto caldo per guerre, traffico di eroina, massacri e tumulti politici negli ultimi decenni; Chang Mai è rimasto una fortezza di pace e stabilità. Il che è un grande segno del fatto che probabilmente sopravviverebbe nonostante qualsiasi cosa la storia abbia intenzione di lanciarci addosso.

Secondo luogo di sicuro rifugio è l’arcipelago Tristan da Cunha, nell’Atlantico meridionale, definito “il gruppo di isole abitato più lontano dalla terra ferma”. 271 abitanti complessivi, ottimo pesce e tutto quel che serve per sopravvivere.

Per scamparla mentre il mondo si contorce nella crisi globale – qualunque essa sia, non è chiaro BI a cosa si riferisca – il primo dei problemi sarebbe quello di rintracciare nuove risorse naturali utili allo sviluppo umano. E se il problema che attanaglia il mondo fosse proprio quello di una improvvisa carenza di petrolio?
Per Business Insider la nostra destinazione sarebbe obbligata: tutti a Denver. Denver ha un paio di cose che ci consigliano di inserirla. Nel caso di un picco del petrolio, è vicina a incredibili riserve di scisti. E anche se la scisti deve essere estratta e non è ancora molto diffusa, un picco nelle risorse la renderebbe una necessità economica. E, nel caso di una guerra, Denver sarebbe la città più difendibile negli Stati Uniti, grazie alla sua geografia e alle sue montagne.
Sempre per ragioni di risorse sarebbe consigliabile fuggire in Indonesia, dove in una montagna, nascosta da tonnellate di roccia, dorme la più grande miniera d’oro del mondo. In caso di una crisi, di una allarme globale, di certo un luogo così ricco di risorse sarebbe uno dei posti più sicuri per rifarsi una vita.
Salta fuori che una delle più grandi miniere d’oro nel mondo è nel Puncak Jaya, il che significa che ci saranno di certo tonnellate di lavoro e di mercato se giocherete bene le vostre carte.
Ma chi l’ha detto, poi, che il piano debba essere quello di rifarsi una vita? Meglio rinchiudersi in uno splendido isolamento. In un luogo dove nessuno possa venirci a cercare. Come, ad esempio, un atollo deserto nel Pacifico.
Necker Island – E’ l’isola di cui è proprietario il leader della Virgin, Richard Branson. Se lo chiamate, di certo vi farà vivere lì mentre tutto il resto è in preda alla distruzione.
Oppure, senza andare a cercare un posto così lontano, si potrebbe scegliere semplicemente di valicare le Alpi. La Svizzera ha la sua tradizione di neutralità e sicurezza rispetto al resto del mondo: perché questo dovrebbe cambiare anche se la crisi è globale. Non saremmo certo i primi rifugiati a fuggire in Svizzera.
La Svizzera ha di certo dato prova di essere un sicuro rifugio durante il burrascoso passato europeo. Ma pensare che le montagne nazionali da sole siano state in grado di difendere la Svizzera significa trascurare il genio dei leader del paese.
E così, tutti a Berna! Potrebbe essere davvero un buon consiglio.
Oppure ancora, perchè scappare? Che c’è di male nel vivere un’apocalisse? Che c’è di mare nel vivere un mondo completamente devastato, cambiato, nel bel mezzo di ladri, briganti, difficoltà quotidiane? Sarebbe semplicemente una vita diversa, una sfida, qualcosa da affrontare e vincere. Troppo difficile? Secondo Business Insider, esiste un luogo dove andarsi ad addestrare: a Rio de Janeiro, la vita post-apocalittica è la norma. Considerando che la città è già così post-apocalittica, non ci dovrebbero essere problemi se le cose si mettessero davvero male. A Rio si capisce davvero come vivere sul bordo del caos economico e sociale.

Si fa amputare la mano per impiantarne una bionica

In Austria il secondo caso di amputazione elettiva



Il nome è alquanto suggestivo, come l’operazione in cui consiste. Vediamo di cosa si tratta quando si parla di amputazione elettiva.
SOSTITUZIONE MANO MORTA CON UNA BIONICA – L’amputazione elettiva si verifica quando un paziente decide di farsi amputare l’estremo di un arto (come mani e piedi) ormai irrecuperabile, e farselo sostituire con uno bionico, controllato dai segnali nervosi del resto dell’arto. Specializzata nella produzione di questi prodigi della bio-tecnologia è la società tedesca Otto Bock.
IL SECONDO CASO A VIENNA – Il secondo intervento chirurgico effettuato dal professorOskar Aszmann, di Vienna, è stato realizzato su un ragazzo di 26 anni, che ha perso l’uso della propria mano a seguito di un incidente sulla moto. Il professore ha già effettuato un primo intervento su un ragazzo di 24 anni, che ha perso la mano sinistra dopo un incidente sul lavoro.
COME FUNZIONA LA PROTESTI BIONICA – La protesi bionica è in grado di recepire i segnali provenienti dal cervello, captati da due sensori posti sulla pelle sopra i nervi del braccio. Prodigi della scienza.
Fonte :: giornalettismo.com

“Pedofilia clericale colpa della rivoluzione sessuale”

Studio commissionato da Chiesa: “Pedofilia clericale colpa della rivoluzione sessuale”

Usa, studio commissionato dalla Chiesa: “Pedofilia clericale colpa della rivoluzione sessuale”

Secondo uno studio dei ricercatori del John Jay College of Criminal Justice di New York, la pedofilia diffusa nel clero negli Usa non sarebbe causata dal celibato o dall’omosessualità dei sacerdoti, ma dal clima culturale libertario degli anni Sessanta e Settanta. A sostenerlo, una ricerca intitolata The Causes and Context of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests in the United States, 1950-2010, che segue uno studio su natura e portata della questione, uscito nel 2004.

La ricerca è stata commissionata dalla Confederazione dei vescovi americana, dal National Institute of Justice e dal Dipartimento di Giustizia. Costata in tutto 1,8 milioni di dollari e iniziata nel 2006, si basa su dati forniti dalle diocesi e dagli ordini religiosi. Lo studio, anticipato dal New York Times, ha rilevato che la maggior parte degli abusi scoperti in quel periodo si è verificata tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, con un calo nel periodo successivo. Sarebbe stato quindi “l’effetto Woodstock” a favorire le violenze, considerata anche la lacunosa formazione dei sacerdoti di quegli anni e lo spaesamento del periodo.

La ricerca difende di fatto la Chiesa, sostenendo che non sarebbe stato possibile scoprire in anticipo i preti pedofili, perché non avrebbero particolari “caratteristiche psicologiche”. Solo il 5% dei sacerdoti che hanno commesso violenze dovrebbero essere definiti “pedofili” in senso psichiatrico, gli altri sono piuttosto “efebofili”. Inoltre, viene smentita la correlazione omosessualità-pedofilia, poiché si fa notare che nonostante l’aumento di sacerdoti gay dalla fine degli anni Settanta i casi di abusi sono diminuiti. Le vittime sono soprattutto bambini perché i sacerdoti frequentavano di più i maschi, piuttosto che le femmine, in ambienti come oratori o scuole. Si fa notare inoltre che il problema pedofilia è peggiorato quando la Chiesa, invece di denunciare gli scandali, ha optato per l’insabbiamento.
Fonte :: nocensura.com
Lo studio lascia però dubbi su alcuni aspetti della metodologia e sulle definizioni, attirando soprattutto le critiche delle associazioni delle vittime di abusi da parte di preti. Ad esempio, per la scelta di definire nello studio “preadolescenti” i bambini fino ai 10 anni, mentre l’American Psychiatric Association alza la soglia fino ai 13: con questo accorgimento, il numero di vittime effettive cala sensibilmente.

Cardinale Schoenborn: “Pedofilia dei preti causata anche dal celibato”



Il cardinale e arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn, scrivendo sul settimanale della sua diocesi dopo i recenti scandali che stanno destando preoccupazione nella Chiesa, così spiega le cause degli abusi in ambienti ecclesiali. Da una parte ci sarebbero gli “strascichi della rivoluzione sessuale fatta dalla generazione del 1968″, ma dall’altra proprio l’”educazione dei preti”, in particolare “la formazione della persona” e “il celibato” dei sacerdoti, per il quale prospetta adddirittura un “cambiamento di visione”. Lo stesso Schoenborn, vale la pena di ricordarlo, venne messo a capo della sua diocesi sostituendo Hans Hermann Groer, coinvolto in una serie di casi di molestie su seminaristi.

Fonte :: uaar.it

Spagna, la protesta “Indignados” contagia il mondo

C’è rabbia in Spagna: migliaia di giovani scendono in piazza per manifestare tutto il loro scontento e la loro indignazione, contro un sistema in cui regnano sovrane la disoccupazione, la precarietà, la crisi dell’economia, la corruzione e la collusione fra membri della politica con le banche. Da tre giorni, infatti, è in atto una manifestazione pacifica di ragazzi, accampati a Madrid, in Puerta del Sol, per dire basta a questo sistema.



Le loro voci intonano frasi che inneggiano al “diritto di indignazione”, e sui cartelli si leggono frasi come:  “Noi non siamo antisistema, è il sistema che è anti-noi”, oppure “Voi prendete i soldi, noi prendiamo la piazza”. Non mancano critiche al sistema economico: “Con l’euro le banche sono 4 volte più ricche”, “Un pane costava 25 pesetas, ora ne vale 100 (0,60 euro) -- Il mio stipendio da cameriere, che era di 145mila pesetas, è rimasto a 150mila (900 euro)”.
Tutto ha inizio il 15 maggio e pare sia generato dalla tensione che sta salendo in vista delle elezioni amministrative, previste per domenica 22 maggio. Il movimento, che inizialmente si era dato il nome “Movimento del 15 maggio”, è stato adesso ribattezzato degli “Indignados” e si sta estendendo anche ad altre città e ad altre nazioni. Nel frattempo la giunta elettorale locale ha deciso ieri pomeriggio di vietare la manifestazione, dal momento che non vi è stata richiesta di autorizzazione con 10 giorni di anticipo.
La replica arriva dall’associazione “Democracia Real Ya” (in italiano “Vera democrazia ora”), che annuncia «l’intenzione di restare fino a domenica». Come dichiara un membro della stessa, Jon Aguirre: «La crisi economica e la disoccupazione sono all’origine di questa protesta e sono problemi che accomunano tutti noi. In questa crisi mentre alcuni si sono arricchiti, la maggior parte delle persone ha visto ridursi i propri salari». In Spagna, infatti, la disoccupazione si aggira intorno al 21%, raggiungendo quota 44% tra gli under 25.
Il malcontento sembra accumunare anche i giovani nel resto del mondo e sembra si stia espandendo anche in altre città grazie ai social network. Altre manifestazioni sono previste, infatti, da qui a domenica a Bruxelles, Parigi, Messico, Berlino, Vienna, Bogotà, Buenos Aires, Edimburgo, e in Italia, per ora, a Torino e Padova.
Paola Sarappa
Ecco un video della piazza dall’alto:

Solo un minutino e senza dichiarazioni: Silvio ormai è un fantasma e tocca ai subordinati fare il lavoro sporco

Berlusconi è solo un pallido stacco di una manciata di secondi al tg1, il tempo di lanciare strali (ma mai virgolettati) contro Pisapia tramite Bossi, linea che questa rubrica aveva anticipato la settimana scorsa. Laura Chimenti, lo abbiamo ormai capito, è la donna che deve fare il lavoro sporco al tg: in questo caso battezzare il simil-ritorno del buon Silvio in Tv dopo lo SCHIAFFONE MILANESE. Nessun commento, ma voci che tranquilizzano gli alleati sull’andamento del Governo: arriva anche l’incontro con Bossi. E’ proprio il Senatur il prescelto al fraintendimento della settimana: “Pisapia è matto” “Non ho mai detto che Pisapia è matto”. E’ evidente che Silvio non parla, ma le sue geniali idee comunicative continuano a dettare la linea del Governo /ironia.
OPPOSIZIONI - Addirittura un intero servizio sull’Opposizione, che suo malgrado diviene quella notizia a caso pescata dal cappello del Minzo per evitare di saltare subito al Meteo. E’ dura la vita, quando ti mancano i 25 minuti quotidiani di girato sulle minchixte di Berlusconi. Arriva un’ansa sulla Moratti, che per tornare a parlare ai moderati ha solo moderatamente insultato Pisapia. Andiamo all’estero con Di Bella che ci parla dello stupro del secolo, quello presunto di Strauss-Kahn. Sembra che sia spuntata una maitress, secondo la quale il francese avrebbe spesso usufruito dei suoi “servizi” di escort. E si è dimesso? Ahah. Poteva puntare alla presidenza dell’Universo. Fesso. Fra parentesi, fa riderissimo il giornalista nel servizio che, parlando di come i francesi hanno appreso la notizia dei problemi giudiziari di quello che era visto come il più probabile candidato presidente della sinistra francese, chiosa: “Ovviamente nessuno vuole al potere un uomo ricattabile”. Possibile che nel mondo nessuno abbia imparato nulla dal RUby Gate? Ma cosa facevano invece di guardare la trasmissione di Signorini? Sono sgomenta.
DALLI ALLA GIUSTIZIA – Comunque se ci avete fatto caso ogni giorno non manca una notizia che riguarda, loro malgrado, esponenti della magistratura. Ovviamente si tratta sempre di notizie negative, che ve lo dico a fare. Questo di oggi si faceva pagare le sentenze favorevoli: pensate, se fanno questo, quanto è facile per loro mettersi a perseguitare un cittadino onesto a caso solo per sollazzo. A caso eh. A caso. La pagina di nera si apre con la bimba dimenticata in auto dal padre, ma come da settimane a questa parte tutti i riflettori sono sul caso Rea e, da due giorni, anche su Don Seppia. Oggi il grande ritorno della poverayara, direi che subito dopo si parlerà di un tema a caso fra Ciancimino, esponenti criminali del Pd, gesti eroici di esponenti del Pdl. Meglio ancora, di esponenti criminali del Pd in combutta con Ciancimino, ma sbugiardati da eorici esponenti del Pdl. Con una mano sola.
NADA - Evidentemente la sorte non ama i Minzolini coraggiosi, dato che non c’è nemmeno uno straccio di notizia per far fare una figuraccia al Pd. E per giunta c’è anche quella storiaccia della Spagna che protesta: nonostante si tratti del puzzone per eccellenza, Zapatero, è pur sempre un brutto esempio, soprattutto di questi tempi. Ma Minzo non demorda: nel diman non v’è certezza. Chissà, magari ci sarà incremento incredibile di omicidi misteriosi, efferati e possibilmente meritevoli di un paio di puntate di Porta a Porta, o magari due o tre estrazioni del Superenalotto al giorno.

Notizie dal Pianeta Terra - ancora a proposito di acqua..


Notizie dal Pianeta Terra - ancora a proposito di acqua


Acqua «privata» in Messico
di Matteo Dean
Inondazioni e siccità, questo il maggior contrasto ecologico di Città del Messico. Una metropoli con oltre venti milioni di abitanti - se comprendiamo tutta la macchia urbana - che vive questa alternanza fin troppo concreta. Certo, nonostante il cambiamento climatico che anche qui fa sentire tutti i suoi effetti, l'alternanza tra stagione delle piogge - prossima ad iniziare - e stagione «secca» continua ad esistere.
A complicare le cose, c'è il pessimo sistema di distribuzione delle acque nella valle che ospita la capitale messicana. Ma non solo: vi è pure la noncuranza o, meglio detto, l'interesse della classe politica. Solo poche settimane prima del vertice dell'Onu sul clima a Cancún (la sedicesima Conferenza delle parti sul Cambiamento Climatico, o COP16), il governo di Città del Messico, guidato da un centrosinistra ormai proiettato verso le elezioni presidenziali del 2012, aveva ospitato il Consiglio Mondiale dei Sindaci sul Cambiamento Climatico.
Dalla riunione era sorto il Patto di Città del Messico, in cui i rappresentanti politici s'impegnavano ad adottare misure autonome e «cittadine» per la riduzione dei gas serra. Tra queste misure vi è quella di «sviluppare strategie locali di adattamento per far fronte alle ripercussioni locali del cambiamento climatico, applicando misure per migliorare la qualità della vita dei poveri nelle aree urbane» (punto tre del Patto). Dev'essere per questa ragione che il sindaco-governatore di Città del Messico, il «presidenziabile» Marcelo Ebrad, ha recentemente promosso la possibilità di privatizzare l'acqua nella capitale da lui governata, incapace di comprendere il concetto di «beni comuni» pur premiato in passato con il Nobel.
Il 16 febbraio scorso dunque l'esecutivo locale ha inviato una proposta di legge con cui cerca di trasformare l'attuale ufficio amministrativo «Sistema delle Acque di Città del Messico» (SACM) in un'impresa parastatale con autonomia finanziaria e di gestione. L'idea, argomenta il governo, è quella di rendere più efficiente il servizio, ora soggetto ai capricci del Ministero delle Finanze e alla burocrazia locale.
Argomenti plausibili, ma che la cittadinanza conosce bene per averli ascoltati ogni volta che un'impresa o servizio pubblico sono passati a mano privata. Tra le facoltà che la nuova legge darebbe al Sacm vi è quella di vendere determinate quantità d'acqua ai privati perché questi, a loro volta, la rivendano all'utente finale; quella di permettere ai privati di partecipare nella costruzione di infrastrutture utili al servizio; quella, infine, di stabilire le tariffe del servizio svincolandosi dall'attuale controllo esercitato dal parlamento locale.
Le voci contrarie, denunciando l'imminente privatizzazione del servizio pubblico e dell'acqua, si sono immediatamente fatte sentire. E il governo ha dovuto frenare, suggerendo che la «patata bollente» è ora in mano del potere legislativo, già in preda alle pressioni dei settori privati - interessati al nuovo affare - e della società civile.
Ma mentre a Città del Messico il dibattito appena comincia e probabilmente riuscirà a limitare i danni di un'iniziativa legislativa dai chiari contorni elettorali, nel vicino Stato del Messico - che comprende buona parte della cosiddetta «area metropolitana» e dove governa l'altro possibile candidato presidenziale, Enrique Peña - la privatizzazione è già un fatto. Il 27 aprile il parlamento locale ha approvato la nuova Legge dell'Acqua che permette al governo di dare in concessione il servizio di distribuzione, raccolta e riciclaggio dell'acqua. Con buona pace del «patto di Città del Messico» e delle belle parole di Cancun.
fonte il manifesto on line - foto google

Pdl: via le bandiere a favore dei referendum I vigili costretti a rimuoverle casa per casa


Un consigliere comunale è andato a ripescare una vecchia norma del 1956: i vigili urbani costretti a fare gli straordinari per far rimuovere ogni riferimento che invita al voto. Il sindaco (del Pd): "Io non lo avrei mai fatto, ma sono stato stato costretto a procedere. Anche se sono riuscito a far sospendere i 1000 euro di multa". Il costituzionalista Valerio Onida: "La legge parla chiaro, sarebbe stato obbligatorio procedere"
Tutto è partito dalla denuncia di un consigliere comunale del Pdl di Novellara che ha visto sventolare da diversi balconi di abitazioni del suo paese, le bandiere “Si al referendum per l’acqua pubblica“. Utilizzando una vecchia norma elettorale del 1956, l’esponente di centrodestra ha fatto denuncia e segnalato la questione al prefetto di Reggio Emilia, obbligando i vigili del Comune ad andare di casa in casa e togliere i vessilli.

Zelanti i rappresentanti della polizia municipale del Comune governato dal centrosinistra, hanno richiesto la loro rimozione. “E’ stata fatta propaganda elettorale in zone non autorizzate”, spiega la consigliera del Pdl Cristina Fantinati. “Cè una legge che lo impedisce”. E, se anche mai utilizzata nel caso di bandiere appese ai balconi, la legge in realtà darebbe ragione al consigliere del Pdl.

E secondo il costituzionalista Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, interpellato dal fattoquotidiano.it “la legge parla chiaro e quindi non si possono espore bandiere sui balconi. La ratio della legge che regola la campagna elettorale tende a impedire che ci siano manifestazioni del pensiero rivolte al pubblico al di là dei luoghi prestabiliti. Quindi è chiaro che se uno mette fuori dalla sua finestra o dal suo balcone rivolto verso la pubblica strada è rivolto al pubblico”.

Questo la legge dice. Mai accaduto che venisse impugnata, ma c’entra poco o nulla. Pierpaolo Tondelli, uno dei cittadini coinvolti nei controlli a tappeto e che ha denunciato la vicenda tramite la rete internet. “Da circa una decina di giorni, avevo messo sul balcone di casa mia, una bandiera riportante lo slogan “2 sì per l’acqua bene comune” acquistata al banchetto del comitato – spiega – Ho ricevuto la telefonata da una amica, che nel mio interesse, mi ha consigliato di toglierla, in quanto l’indomani o al più tardi lunedì, avrei rischiato di prendere una multa da 750 euro, per non aver rispettato un regolamento elettorale o una legge inerente a regolamenti referendari. Naturalmente non sono l’unico. Chiedo attenzione se avete qualche slogan appeso in vista, perché l’operazione di oscuramento messa in piedi dal Pdl spalleggiato dagli interessi, potrebbe dilagare anche in altri comuni”.

“Per fortuna che non ho fatto in tempo ad esporre anche quella contro il nucleare, altrimenti avreste dovuto farmi visita in carcere”,  spiega ironicamente.

“Io mai mi sarei sognato di mandare i vigili a casa di un cittadino per una bandiera – spiega ilsindaco di Novellara Raul Daoli (Pd) –  ma nel nostro Paese tutto si può complicare a causa di una denuncia”. “Io non posso intervenire perché in questo caso sono ufficiale di governo e devo eseguire la legge”.

Multa quindi ? Il sindaco che condivide i referendum ha tirato il freno a mano sulle multe. “Con la polizia municipale ho condiviso la scelta di non elevare alcuna sanzione, condivido anche l’imbarazzo dei cittadini”.

Ma è davvero così perentorio il codice penale? In realtà lo è, ed è anche chiaro: secondo la legge 212 del 1956 è “ritenuta proibita l’affissione o l’esposizione di stampati, giornali murali e manifesti, e l’esposizione di stampati, giornali murali, striscioni o drappi, di cartelli, di targhe, stendardi, tende, ombrelloni,attinenti, direttamente  la propaganda elettorale in qualsiasi altro luogo pubblico o aperto al pubblico, nelle vetrine dei negozi, sulle porte, sui portoni, sulle saracinesche, sui pali, sugli infissi di finestre e balconi, sugli alberi o sui pali ancorati al suolo”.

Va detto che queste bandiere sono esposte in tutte le città d’Italia da oltre due mesi. Sulla vicenda va all’attacco il Movimento 5 Stelle, che è tra i promotori dei due referendum sull’acqua pubblica ed in Emilia Romagna ed è tra i soggetti che hanno raccolto il maggior numero di firme su questo tema. Va giù duro  con il capogruppo in Regione Andrea Defranceschi che critica il metodo adottato dal Pdl. “Troviamo vergognoso che a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, alcuni esponenti di un partito politico che ha tutto l’interesse a far fallire i referendum del 12 e 13 giugno per difendere il nucleare, l’acqua privata e il proprio leader abbiano denunciato dei cittadini per il solo fatto di aver esposto bandiere pro-referendum” dice Defranceschi.

“I vigili urbani sono stati costretti a invitare i cittadini a rimuovere le bandiere che sventolavano sui balconi. Il sindaco è riuscito a ottenere che la multa prevista, di 1000 euro sia sospesa, ma la rimozione dei vessilli c’è stata. E’ propaganda illegittima? Questa legge va cambiata, ancora di più alla luce del vero scandalo: la casta, a ogni campagna elettorale, si autocondona le multe con unalegge ad hoc, sanando migliaia e migliaia di manifesti irregolarmente affissi con la cifra simbolica di 1000 euro”.

Dura anche l’Idv con la consigliere regionale Liana Barbati. Il partito di Antonio Di Pietro tra l’altro è promotore di altri due dei quattro referendum: quelli contro il nucleare e quelli contro il legittimo impedimento. “I berluschini locali per paura di uscire sconfitti, intimidiscono i cittadini con ogni mezzo”,  commenta l’esponente dipietrista. Dulcis in fundo. A Reggio Emilia e provincia, come in tutta Italia, da oggi i vigili urbani avranno un bel po’ da lavorare visto che sono migliaia le bandiere esposte insieme anche a lenzuoli con slogan che campeggiano da oltre un mese su cavalcavia e vecchie abitazioni.
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