27 maggio 2011

medico costretto al risarcimento dei danni se sbaglia terapia


Sbagliata la terapia dal medico e il farmaco prescritto, anziché risolvere il problema, si rivela dannoso per il paziente. Un errore che la Suprema Corte di Cassazione ha punito stabilendo un risarcimento che il medico responsabile dovrà versare al paziente. Questo è quanto accaduto a un dottore di Venezia che a seguito di unaprescrizione errata ha causato la maculopatia al suo assistito.
Una maculopatia è un danno alla vista conosciuto anche con l’acronimo di AMD. Non provoca cecità totale, ma provoca la sfocatura, o meglio un punto cieco, nella parte dell’occhio responsabile della visione centrale, la macula. Questo ha causato al paziente molti dei problemi che vengono riscontrati da chi viene colpito da questa malattia: difficoltà nel riconoscere i volti, nel fare un lavoro di precisione e problemi quando si legge o si guidala la macchina. Il risarcimento danni dovuto è stato così motivato:
la responsabilità professionale del medico – ove pure egli si limiti alla diagnosi e alla illustrazione al paziente delle conseguenze della terapia o dell’intervento che ritenga di dover compiere, allo scopo di ottenere il necessario consenso informato, ha natura contrattuale e non precontrattuale. (…) a fronte dell’allegazione, da parte del paziente, dell’inadempimento dell’obbligo di informazione, è il medico ad essere gravato dell’onere della prova di avere adempiuto tale obbligo
A nulla dunque è valso il ricorso dei legali del medico teso a dimostrare che non era stato provato che la maculopatia del paziente fosse dipesa dall’assunzione del farmacoprescritto e nemmeno che la prolungata assunzione era da attribuirsi alle disposizioni mediche. Inoltre il dottore è stato costretto a rimborsare le spese sostenute nel giudizio in Cassazione dalla controparte. Sono sempre difficili da definire i rapporti tra paziente e medico e generalmente, quando avviene un contenzioso i tempi della giustizia ordinaria sono molto lunghi. L’associazione no profit AMAMI (Associazione MediciAccusati di Malpractice Ingiustamente) ha cercato di trovare una soluzione a questi “inconvenienti legali” dando la possibilità ai medici e ai pazienti che aderiscono a questo “patto” di giungere a una risoluzione in pochi mesi, anziché dopo qualche anno. Più che accordi preliminari, atti a tutelare entrambe le parti, non bisognerebbe mai dimenticare il buonsenso e sentire sempre diversi pareri medici prima di accettare, anche se ben informati, una cura che riguarda la nostra salute.

Paura in Germania: «germe killer» fa le prime vittime


Quattro morti e oltre 600 casi per un'epidemia causata
dal batterio fecale, Escherichia Coli

MILANO - È allarme sanitario in Germania per il rapido diffondersi del «germe killer» Escherichia coli (Ehec): l’epidemia causata dal batterio fecale ha fatto le prime vittime, al momento 4. Le autorità hanno confermato infatti il decesso di una donna di 83 anni della Bassa Sassonia, morta dopo un ricovero di nove giorni. A Brema, invece, si registra una seconda vittima: una ragazza di 25 anni che avrebbe riscontrato gli stessi sintomi dell’infezione; un caso di morte sospetta anche nello Schleswig-Holstein. Perplessi per ora medici e ricercatori che non hanno ancora trovato la causa per la diffusione dell’epidemia.

FOCOLAI NEL NORD - Ehec, questo è l’acronimo che sta preoccupando in queste ore l’intera Germania: sarebbero oltre 600 i casi, sospetti o confermati, di persone affette dal batterio della Esterichia coli. I maggiori focolai si troverebbero soprattutto nel nord del Paese: Bassa Sassonia e Brema, Amburgo, Assia. Quaranta delle persone ricoverate in ospedale nei reparti intensivi si trovano attualmente tra la vita e la morte, hanno comunicato le autorità sanitarie. Che parlano di «situazione estremamente seria». La Bild, il popolare tabloid tedesco, descrive intanto la situazione con toni allarmistici, non lesinando con aggettivi catastrofici e scenari da film horror.

SINTOMI E CAUSE - Nei casi più gravi il batterio provoca la sindrome emolitica-uremica che può portare ad una insufficienza renale acuta. I sintomi prevalenti, causati proprio dal germe, sono dolori al ventre del tipo dei crampi, diarree emorragiche. «Non si tratta di un nuovo germe intestinale ma quel che è eccezionale è che in un numero elevato di casi c'è l’insorgenza di malattie gravi», spiega Reinhard Burger, dell’Istituto Robert-Koch di Francoforte. La patologia più comune collegata alla E-coli, il batterio proveniente dall’intestino dei mammiferi, è la dissenteria contratta principalmente da alimenti contaminati. Colpisce le persone attraverso la catena alimentare. In questo caso, il sospetto, la causa potrebbe nascondersi nella verdura concimata con il liquame e successivamente non adeguatamente lavata. La maggiore incidenza è registrata sulle donne adulte.

NUOVI CASI - Particolarmente seria è la situazione nel Land settentrionale dello Schleswig-Holstein, riferisce Spiegel Online. Secondo il ministero della Salute di Kiel, nel giro di un giorno il numero delle persone colpite dall'Ehec è raddoppiato, salendo ad oltre 200. «È una gara contro il tempo, vengono registrati sempre più casi», ha sottolineato il Robert Koch-Institut. A Brema e in Bassa Sassonia sono oltre un centinaio le persone che presentano gravi sintomi della malattia, mentre nuovi casi vengono segnalati anche verso il sud della Germania.

MENSE - Se medici e ricercatori non vogliono ancora sbilanciarsi sulla possibile origine della diffusione delle infezioni, i primi sospetti dell’autorità sanitaria di Francoforte si stanno concentrando su alcune mense aziendali della città. Tutti i 19 pazienti della metropoli tedesca hanno infatti mangiato presso due mense di una società di consulenza di Francoforte, entrambe chiuse già lunedì in via precauzionale. C’è il pericolo che una partita di prodotti contaminati, soprattutto verdura e frutta, sia finita nelle cucine. Anche a Berlino sono state registrate frequenti infezioni nelle persone che hanno mangiato nelle mense della Sodexo Services. Tra i clienti della società, riferisce la dpa, ci sono 150 asili nido e scuole, 22 mense aziendali. Le autorità ora indagano sulla filiera di rifornimento.

CONSIGLI E APPELLI - Nel frattempo gli organi d’informazione in Germania stanno lanciando appelli alla popolazione per lavare con la massima cura i cibi, rinunciando per il momento alle verdure crude. Come detto, la maggiore incidenza è stata rilevata per ora tra le donne. Un motivo, spiega l’epidemiologoGerard Krause dell’istituto Robert Koch (RKI), potrebbe essere che sono loro a cucinare più frequentemente i pasti e, di conseguenza, ad essere più esposte al contagio mentre lavano la verdura o preparano il cibo. Il numero dei decessi, aggiunge la struttura federale incaricata del controllo e della lotta contro le malattie, potrebbe salire nei prossimi giorni. Anche perchè i risultati delle analisi di laboratorio durano almeno 36 ore.

RECORD - Finora sono stati registrati oltre 80 casi di sindrome emolitica-uremica. Di media in Germania vengono riscontrati ogni anno circa 1000 casi di E.coli enteroemorragica (Ehec), dai quali si sviluppano poi tra i 50 e i 60 casi della grave sindrome emolitica-uremica, che provoca lesioni all'intestino - causando diarrea - e può colpire anche i reni. «È un tasso di infezione insolitamente elevato, che supera ogni confronto storico», ha riassunto il microbiologoWerner Solbach, della clinica universitaria dello Schleswig-Holstein.
Elmar Burchia 

Incendio in comitato Lettieri




Candidato Pdl : De Magistris moralmente responsabile violenza

(ANSA) - NAPOLI, 27 MAG - Un incendio, presumibilmente doloso, si e' sviluppato al piano terra del comitato elettorale del candidato sindaco di Napoli del Pdl, Gianni Lettieri.

All'interno del deposito di materiale elettorale, sono stati trovati razzi bengala esplosi e tracce di benzina. L'incendio e' stato domato dai vigili del fuoco, ma sono stati distrutti 26 gazebo e altro materiale. 'Considero De Magistris moralmente responsabile degli episodi di violenza' ha detto Lettieri. L'ex magistrato:'Vado a testa alta'.

Psicofarmacoterapia, due passi oltre il mito

A 50 anni d’età, anche per la psicofarmacologia è giunta l'ora dei bilanci e delle domande critiche. I nuovi farmaci antipsicotici, diversi dai precedenti per maggiori prezzi, per migliorata tollerabilità, ma non per la loro maggiore efficacia, vengono accusati ad esempio di incrementare ingiustificatamente i costi della cura della schizofrenia (med.stanford.edu/medicine).

Lo straordinario numero di antidepressivi in commercio è giustificato da un amplificato incremento di indicazioni per sindromi cliniche di dubbia diagnosi differenziale (spettri depressivi e ansiosi, depressioni subcliniche, prodromiche, cliniche, residuali, ‘stress’, adolescenti, anziani) e tradizionalmente trattabili anche con altri interventi terapeutici.

Al di là dell’aumento di suicidi riportati in gruppi di adolescenti trattati con SSRI (selective serotoninergic reuptake inhibitors), l’uso della farmacoterapia da sola in alternativa ai trattamenti psicosociali viene accusata di mantenere, se non di peggiorare, il disagio psichico (Migone, 2005).

Se in fase acuta l’intervento sintomatico assicurato dal farmaco è giustificato, sul lungo termine esso rischia di sostituirsi alle necessarie risposte di adattamento che il soggetto deve mettere in atto per affrontare le sue fonti di stress e per mobilizzare le sue risorse personali (interiori o esterne) (Fava, 1994 e 1995).

Le neuroscienze, come dimostrato dal Premio Nobel per la Medicina assegnato nel 2000 allo psichiatra ER Kandel, hanno completamente rinnovato la visione del rapporto cervello-mente nella sua complessa interazione allostatica tra fattori genetico-ambientali e psiconeurofisiologici impegnati.

La visuale offerta dalla farmacologia appare oggi obsoleta. Appaiono ben parziali i cambiamenti indotti dai farmaci sul Sè cellulare identificabile nel cervello rettile (tronco cerebrale), regolando a livello ‘locale’ bilancie neuroormonali (adrenalina, serotonina, dopamina) collocate in ambiti cosi diversi come il SNC o l’intestino o i globuli rossi. Impossibile non tener conto di un livello di cambiamento più ‘globale’ che coinvolga livelli più elevati del Sè nei cervelli ‘emotivo’ (sistema limbico) e ‘pensante’ (neocorteccia).

Le psicoterapie ‘globali’ e ‘strategiche’ nel loro meccanismo d’azione sul Sè neuropsicofisico risultano capaci di indurre cambiamenti a livello epigenetico (Rossi, 2004) e sul substrato neurobiologico, come dimostrato per la psicoterapia cognitiva (Porto, 2009) e l’EMDR (Levin, 1999). Light Therapy (Lam, 2009) e Brain Stimulation Therapies (Higgins, 2009) hanno dimostrato risultati antidepressivi e ansiolitici paragonabili a quelli della farmacoterapia con assenza pressochè completa di effetti collaterali sistemici.

Mito famacologico ridimensionato? No, al pubblico, la farmacoterapia è presentata sul mercato della salute come la cura ‘scientificamente’ fondata della mente. Le proposte terapeutiche alternative, seppur prospettate ‘su base scientificamente fondata’ in termini di evidenze sperimentali e cliniche, non vengono prese in considerazione dai criteri della Evidence Based Medicine, dalle Consensus Conferences degli esperti in linee guida di trattamento e dalla maggior parte dei media.

Tra gli anni 60 e 80, indubbiamente l'efficacia clinica di antidepressivi e antipsicotici ha reso possibile il controllo dei sintomi, ridotto l'invalidità delle forme croniche e severe di malattia mentale, ridimensionato lo stigma sociale. Per la prima volta la psichiatria diventava scienza, non più cenerentola, ma Principessa nel Regno della Medicina.

Ma proprio in questo momento magico la farmacoterapia è diventata una specie di dittatura scientifica, c’è un solo punto di vista, una sola mentalità professionale e tecnica. I Direttori di riviste, i board dei Congressi sono quasi sempre formati da Universitari a collaborazione con Industrie Farmaceutiche.
La stessa psichiatria biologica, inizialmente libera, è sempre più finanziata e subordinata ai fini dell’Industria Farmaceutica. Si sviluppano linee guida di trattamento, si riscrivono classificazioni diagnostiche, si pubblicano Manuali per i giovani psichiatri in formazione utilizzando come unico fulcro del meccanismo terapeutico l’uso del farmaco ‘giusto per lo specifico bisogno del paziente’. 

Questo è stato il problema della psichiatria degli anni 90. Ha messo il freno a quello che si poteva fare, al dubbio, all’alternativa, al rischio. Ognuno tendeva a considerare giusto quello che già sapeva. Chi si defila è pericoloso. Perchè costringe a pensare e perchè costringe a pensare in modo rovesciato rispetto al ‘normale’. La ricerca di base non farmaco - orientata langue, senza finanziamenti le forze di psicologi o psichiatri non schierati si disperdono, le neuroscienze faticano a finalizzarsi fuori dalla strada che porti al farmaco.

Oggi si assiste ad una nuova fase, in cui la cultura della salute ha ripreso la strada della scelta etica del trattamento più adeguato per il soggetto. Rientra nel processo decisionale il bisogno di porre sempre più attenzione alla guarigione che non si identifica con la mera riduzione sintomatologica del 50% rispetto alle condizioni di partenza, criterio generalmente usato per valutare positiva la risposta clinica ad un trattamento farmacologico (Hollon, 2002).

Il trattamento terapeutico ideale può essere solo quello che si prefigge un ritorno al livello di funzionamento premorboso. Dopo un’esperienza depressiva, esso raggiungerà la remissione sintomatologica, ma dovrà anche agire sulla vulnerabilità biopsicosociale del soggetto, assicurare la sua ripresa funzionale, ridurre il rischio di nuovi episodi disadattivi o di scompenso clinico.

Utilizzando questo criterio di guarigione, l’efficacia degli antidepressivi, ben documentata sulla sintomatologia acuta dal marketing delle Industrie Farmaceutiche, appare ridimensionarsi drasticamente. Infatti, da tempo noti (Bellantuono, 1997) trovano conferma continua i dati non pubblicizzati su ciò che interessa direttamente i pazienti: 25-30% dei depressi trattati con antidepressivi non rispondono ai farmaci (Paykel, 1995) e il 65-70% ricadono dopo sospensione.

In particolare, il rapporto remissione (guarigione) / risposta efficace (riduzione di oltre il 50% dei sintomi presenti prima della terapia) dopo 2 mesi è 30/70% con SSRI, 35/65% con SNRI (serotonin norepinephrine reuptake inhibitor), 27/35% con placebo (Kirsh, 2002a). La residualità dei sintomi, presente nel 15-60% dei gruppi trattati (di cui il 95% sono somatici), giustifica il conio di una definizione diagnostica (depressione residuale) ed il suo trattamento con terapia cognitiva (Fava, 2003). La remissione a 12 mesi risulta del 38% con SNRI, 28% con SSRI, 22% con placebo (Thase, 2002).

Dunque, l’efficacia profilattica nel tempo degli antidepressivi risulta non dissimile da quella del placebo e spesso inferiore a quella di altre terapie, come la psicoterapia cognitiva (Antonuccio, 1995), focalizzate su cambiamenti ‘strategici’ (Kirsh, 2002b). 

Ogni farmaco si accompagna immancabilmente alla comparsa anche di effetti collaterali (15% dei casi) di vario e studiato grado di gravità: dalla nausea, soft neurological sign (memoria, distraibilità, distacco emotivo), calo libido e anorgasmia, aumento ponderale dei ‘sicuri’ SSRI alla stipsi, cefalea e ipertensione con SNRI fino al comune rischio di viraggio maniacale farmacoindotto (altro conio di categoria diagnostica: bipolarità tipo 2). Ciò vuol dire bisogni insoddisfatti per il paziente, per il clinico e per il ricercatore.

Rimane a tutt’oggi inattesa la speranza di una latenza d’azione rapida (per vedere l’effetto antidepressivo occorre sempre attendere 4-8 settimane). Viene delusa, spesso dolorosamente, soprattutto l’attesa di una guarigione dopo la sospensione del farmaco. In 2/3 dei casi dopo il primo o i successivi cicli segue una ricorrenza di malattia, cresce la prospettiva di una terapia da assumere per lungo tempo se non (consigliata dopo almeno 3 ricorrenze dalle Consensus Conference di esperti) a vita.

Perciò non casualmente, bensì per diffidenza naturale del paziente e per disinformazione colpevole del medico, 1/4 dei pazienti sospende il farmaco antidepressivo dopo 1 mese, 40% dopo 4 mesi e 3/5 non raggiunge la dose terapeutica. Moltissimi si rivolgono verso un approccio alternativo o integrato. Questo atteggiamento spontaneo dei pazienti, trova oggi una sempre maggiore applicazione nella pratica clinica ed un suo razionale scientifico. Il farmaco assicura dall’esterno un contenimento della disregolazione emotiva che influenza in ogni momento della vita del paziente la sua attenzione, le sue capacità decisionali, la memoria, le risposte fisiologiche e le interazioni sociali.

Cessato l’uso del farmaco, i meccanismi eziopatogenetici che concorrono a determinare la disregolazione emozionale ritornano ad essere slatentizzabili, in attesa che i fattori di rischio e di protezione ne determinino l’evoluzione in senso adattivo o disadattivo.

L’intervento psicoterapeutico è una forma naturalistica di comunicazione umana clinicamente orientata. Il fine è il recupero delle risorse dell’individuo per rispondere alle necessità di adattamento quotidiane. L’interazione umana come strumento di terapia aumenta la consapevolezza dei fattori (interni ed esterni) in gioco nel determinismo dell’esperienza depressiva, favorisce una migliore gestione della sfera emozionale ed affettiva, ricontestualizza i precursori infantili nelle traiettorie personali dello sviluppo psicorelazionale, individua nella storia dell’individuo i condizionamenti e le risposte stereotipe che determinano la ciclicità delle ricadute cliniche. 

Conclusa l’esperienza psicoterapeutica, i meccanismi di cambiamento agiti dall’interno rimangono patrimonio stabile dell’individuo. Così da poter essere mobilizzati attivamente nella gestione della difesa dall’impatto di possibili eventi stressanti e per mantenere alta la propria qualità di vita (Elkin, 1989).

Questa attenzione e neutralità d’informazione ‘scientificamente supportata’ ci aspetteremmo dai responsabili della tutela della salute pubblica (Garattini, 2005).

Appaiono impegnati nel disturbo mentale (ma anche nel campo delle epidemie influenzali planetarie) più a mantenere la cultura della malattia come un processo negativo, dannoso, nocivo. Così salvando il mito del farmaco che toglie il male e la sofferenza. Così uccidendo nella coppia terapeutica la ricerca del vero significato dell’esperienza soggettiva che si cela dietro ogni attacco di panico o episodio depressivo...


Bibliografia
1. Antonuccio DO., Danton WG Pstychotherapy vs medication for depression: challenging the Conventional Wisdom with data. Professional Psychology. Research and Practice, 28,6,574-85, 1995
2. Bellantuono C, Balestrieri M: Gli Psicofarmaci. Il pensiero Scientifico Editore, 1997
3. Elkin I., Shea T., Watkins T. et al.: Treatment of Depression Collaborative Research Program: general effectiveness of treatment. Archives of General Psychiatry, 46: 971-983, 1989.
4. Fava G.A.. Do antidepressant and antianxiety drugs increase chronicity in affective disorders? Psychotherapy and Psychosomatics, 61: 125, 1994.
5. Fava G.A.: Suscettibilità alle ricadute e cronicità nei disturbi affettivi. Siamo sicuri che i farmaci antidepressivi ed ansiolitici abbiano solo un effetto protettivo? Rivista Sperimentale di Freniatria, CXIX, 2: 203-209, 1995.
6. Fava G.A.: Can long-term treatment with antidepressant drugs worsen the course of depression? Journal of Clinical Psychiatry, 64, 2: 123-133, 2003.
7. Garattini S.: Il medico e la prescrizione. La Professione, VII, 2: 10, 2005.
8. Higgins ES, George MS: Brain Stimulation Therapies for clinicians. American Psychiatric Publishing, 2009
9. Hollon S.D., DeRubeis R.J., Shelton R.C. & Weiss B. (2002). The emperor's new drugs: effect size and moderation effects. Prevention & Treatment, 5: http://journals.apa.org/prevention/volume5/pre0050028c.html.
10. Kirsch I., Moore T.J., Scoboria A. & Nicholls S.S. (2002a). The emperor’s new drugs: an analysis of antidepressant medication data submitted to the US Food and Drug Administration. Prevention & Treatment, 5:
http://www.journals.apa.org/prevention/volume5/pre0050023a.html.
11. Kirsch I., Scoboria A. & Moore T.J. (2002b). Antidepressants and placebos: secrets, revelations, and unanswered questions. Prevention & Treatment, 5: http://www.journals.apa.org/prevention/volume5/pre0050033r.html.
12. Lam RW, Tam EM: A clinician’s guide to using Light Therapy. Cambridge University Press, 2009
13. Levin P. et al: Whatt psychological testing and neuroimaging tell us about the treatment of posttraumatic stress disorder by EMDR. J. of Anxiety Disorders, 13, 159-172, 1999
14. Migone P.: Farmaci antidepressivi nella pratica psichiatrica: efficacia reale? Psicoterapia e Scienze Umane, 31, 3,312-22, 2005
15. Paykel ES: The clinical interview for depression: J. Affective Disorders, 9,85-96, 1985
16. Porto PR et al.: Does Cognitive Behavioral Therapy change the Brain? Asystemic review of neuroimaging in anxiety disorders. J. Neuropsychiatry Cli, Neurosci., 21, 114-125, 2009
17. Rossi EL.: Discorso tra geni. Neuroscienza dell’ipnosi terapeutica e della psicoterapia. Editris, 2004
18. Thase ME (2002) The emperor’s new drugs: an analysis of antidepressant medication data submitted to the US Food and Drug Administration. Prevention & Treatment, 5: http://www.journals.apa.org/prevention/volume5/pre0050023a.html.



Fonte :: informasalus.it

Current: “Sky ci ha tagliato per motivi politici, ecco le prove”


Current: “Sky ci ha tagliato
per motivi politici, ecco le prove”
L'amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge
“Come anticipato per telefono, confermiamo che, sfortunatamente, dati i pesanti e inaspettati tagli di bilancio, non siamo nella posizione di negoziare un rinnovo del contratto di trasmissione per Current Tv in questo territorio e che quindi l’attuale accordo scadrà il 7 maggio 2011”.

Questo l’incipit secco del fax che l’amministratore delegato di Sky ItaliaTom Mockridge ha inviato a Current lo scorso 22 aprile. Significa fine delle trasmissioni, senza se e senza ma, a partire dal 30 giugno, come specificato poco più sotto nel testo, con una compensazione di 1 milione di euro.

Ecco la prova, secondo la filale italiana della televisione fondata da Al Gore, della volontà politica di disfarsi di Current che il canale dell’ex vice-president americano attribuisce alla assunzione da parte del gruppo di Keith Olbermann, giornalista che spesso ha parlato – in modo non lusinghiero – del magnate di Sky, Rupert Murdoch.

Il benservito arriva nei fax di Current molto prima, 21 giornidella proposta di rinnovo del 13 maggio. Solo ieri la dirigenza del gruppo di Murdoch aveva fatto circolare la copia della proposta a riprova della buona fede del gruppo. Assieme a questa le motivazioni dello stesso Mockridge. Cause economiche, secondo l’ad di Sky Italia, e mancato raggiungimento degli obiettivi.

Current ribatte su tutta la linea. Dagli ascolti (leggi il blog di Tommaso Tessarolo) fino alla “cancellazione del canale senza alcuna possibilità di negoziazione”. La rete di Gore sta diffondendo in queste ore una nota in cui ricostruisce la vicenda e attacca: “Una decisione tanto perentoria da essere accompagnata soltanto dalle necessarie note relative al licenziamento dell’intero staff italiano”.

Una vera e propria “beffa”, scrivono, al punto che l’unica offerta che Sky invia a Current – quella del 13 maggio, appunto – ammonta ad un milione di euro in tutto. “Meno di un terzo dell’attuale contratto”, ma soprattutto uguale a quel milione di euro offerto venti giorni prima come compensazione per levarsi di torno. “Una cifra così bassa – scrive ancora il network – da non concedere alcuna possibilità di sopravvivenza e da rappresentare un insulto deliberato”. E’ per questo, sostengono, “che il Ceo Tom Mockridge ieri ha cancellato le cifre dalla lettera del 13 maggio”.

Ed è per questo che ancora una volta Current chiede ai suoi spettatori di contattare il call center di Sky e disdire l’abbonamento “qualora Sky non si decida ad avanzare una proposta economica accettabile per mantenere il canale e il suo staff in vita”.

Questo blog non rappresenta in alcun modo una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07 marzo 2001.