21 maggio 2011

Nozze d’argento con il dolore cronico


C’è chi ha dovuto aspettare 276 mesi – 23 anni! - dalla comparsa dei sintomi prima di avere una diagnosi di dolore neuropatico. Ma anche quattro o cinque anni di attesa sono tutt’altro che rari. Donne più colpite degli uomini

Sembra impossibile, ma c’è chi ha dovuto aspettare 23 anni per avere una diagnosi di dolore neuropatico, quello cronico provocato dalle fibre nervose che trasmettono al cervello segnali sbagliati, sensazioni dolorose senza che ci siano danni reali a provocarle. Sembra impossibile, ma non è. A dimostrarlo è infatti un’indagine presentata oggi a Milano dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), condotta su 400 pazienti (26% con dolore neuropatico) tra 24 e 92 anni, selezionati in vari ospedali italiani tra quelli premiati con i bollini rosa che si occupano e curano il dolore.
L’Associazione internazionale per lo studio del dolore (Iasp) conferma che in Occidente ben oltre 12 milioni donne (39,6% contro il 31% di uomini), in sensibile aumento con l’avanzare dell’età (30,4% prima dei 18 anni, 40,1% dopo i 65), soffrono di dolore cronico grave.
La principale criticità nel trattamento del dolore è rappresentata proprio dal ritardo diagnostico: basti pensare che le pazienti giungono alla prima visita, indirizzate dal medico di famiglia (35%) o da un diverso specialista (53%), con una sintomatologia dolorosa più che avanzata e una intensità di dolore dichiarata intorno al livello 8 (la punta massima è 10). Causato nella donna per la maggior parte da polineuropatie e radicolopatie (58%), il dolore è spesso localizzato in una (62%) o due (24%) sedi con prevalenza agli arti inferiori (48%) o alla colonna vertebrale (45%). Solo nel 6% dei casi viene definito come generalizzato.
«Da vari anni nel mondo scientifico – sostiene Francesca Merzagora, presidente di Onda – si osserva che molte patologie che comportano dolori cronici, quali ad esempio cefalea emicranica, fibromialgia, artrosi o osteoporosi, tendono ad avere una maggiore incidenza nel sesso femminile. Se trascurate o sottovalutate possono avere importanti ripercussioni tanto sulle attività quotidiane, la conduzione familiare, il lavoro, la socialità quanto sul dispendio di risorse sanitarie, sociali e i servizi di cure primarie e specialistiche. Eppure, nonostante questo forte impatto in termini di sofferenza, disabilità e costi umani ed economici, in Italia si conosce ancora poco sulla cura del dolore cronico, tanto che sono pochissimi gli ospedali che hanno reparti dedicati o équipe di medici che, unendo competenze e forze, ragionino insieme per trovare cure adeguate o nuove vie di cura incentivando studi e ricerche».
«Desta preoccupazione e sconcerto – commenta in proposito Cesare Bonezzi, direttore dell’Unità operativa di Medicina del dolore della Fondazione Maugeri di Pavia – constatare che solo il 2% dei malati sia seguito da un medico specializzato nella cura del dolore». La ragione per cui sono in prevalenza le donne a sviluppare dolore cronico, spiega Bonezzi, va ricercata nel fatto che spesso sottovalutano i sintomi, con un conseguente peggioramento, e nella tendenza a soffrire con più frequenza di patologie del sistema nervoso periferico, in particolare ai tessuti pelvico-perineale e al volto (cavo orale), e di alcune neuropatie tiroidee e diabetiche. Sono invece più di appannaggio maschile le lesioni traumatiche da lavoro o le lesioni del plesso brachiale determinate da incidenti in moto.

Fonte :: focussalute.it

Sanita': 4 anni per una diagnosi, l'odissea dei malati di dolore

Milano, 20 mag. (Adnkronos Salute) - Quattro anni di sofferenza e di 'shopping sanitario' inconcludente prima di arrivare a una diagnosi di dolore neuropatico. E' il tempo che in media passa dalla comparsa dei primi sintomi fino all'incontro con lo specialista giusto. Incontro che può arrivare anche dopo un'attesa record di 23 anni. E' il quadro che emerge da un'indagine condotta dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) su 400 pazienti fra i 24 e i 92 anni, reclutate negli ospedali italiani premiati con i bollini rosa. Di queste il 26% soffre di dolore neuropatico. Un male al femminile, come confermano le statistiche dell'Associazione internazionale per lo studio del dolore (Iasp), secondo cui in Occidente oltre 12 milioni donne (39,6% contro il 31% degli uomini) e con un sensibile aumento con l'avanzare dell'età (30,4% prima dei 18 anni, 40,1% dopo i 65) soffrono di dolore cronico grave. E' rappresentata proprio dal ritardo diagnostico la maggiore criticità nel trattamento del dolore: basti pensare che le pazienti giungono alla prima visita, indirizzate dal medico di base (35%) o da un diverso specialista (53%), con una sintomatologia dolorosa avanzata e una intensità di dolore dichiarata intorno all'8, quando la punta massima è 10. Causato nella donna per la maggior parte da polineuropatie e radicolopatie (58%), il dolore è spesso localizzato in una sede (62%) o due (24%) con prevalenza agli arti inferiori (48%) o alla colonna vertebrale (45%). Solo nel 6% dei casi viene definito come generalizzato. "Da anni nel mondo scientifico - spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda - si osserva che molte patologie che comportano dolori cronici, quali ad esempio cefalea emicranica, fibromialgia, artrosi o osteoporosi, tendono ad avere una maggiore incidenza nel sesso femminile. Se trascurate o sottovalutate possono avere importanti ripercussioni tanto sulle attività quotidiane, la conduzione familiare, il lavoro, la socialità, quanto sul dispendio di risorse sanitarie, sociali e i servizi di cure primarie e specialistiche".Eppure, sottolinea, "in Italia si conosce ancora poco sulla cura del dolore cronico e sono pochissimi anche gli ospedali che hanno reparti dedicati o equipe di medici che uniscono competenze e forze per trovare cure adeguate". Il risultato è che "solo il 2% dei malati - sottolinea Cesare Bonezzi, direttore dell'Unità operativa di medicina del dolore della Fondazione Maugeri di Pavia - è seguito da un medico specializzato nella cura del dolore". Mentre emerge che "circa il 40% delle donne ha fatto ricorso almeno una volta ai Fans o a trattamenti blandi con paracetamolo (20%), o nei casi più drammatici a terapie pesanti con oppioidi minori (25%) o maggiori (4%), antidepressivi (8%) e miorilassanti (18%)". Ma è molto alto anche il numero di pazienti (60%) che si è affidato a terapie alternative come fisioterapia, massaggi (34%) o terapie fisiche (29%), ionoforesi (10%), blocchi antalgici (16%), agopuntura (10%) o interventi chirurgici (4%) senza ricavarne benefici", continua Bonezzi. "E il dolore diventa un compagno di vita dal quale non puoi divorziare". Il 25% dei pazienti ritiene che il dolore cronico abbia ripercussioni importanti su stati emotivi e psichici (21%) o sul lavoro con una perdita di almeno due settimane in un anno. Il 61% dichiara di non essere stato più in grado di lavorare e il 19% di aver perso il lavoro.

Nuova bocciatura da Fitch, Lagarde: Grecia a rischio default


Differenziale bond greci con quelli tedeschi al massimo storico

Roma, 20 mag. (TMNews) - Con la decisione di oggi da parte di Fitch di abbassare di tre punti il rating del debito a lungo termine della Grecia a B+ con outlook negativo, arriva una nuova "mazzata" su Atene. Il Paese si trova alle prese con una crisi finanziaria senza precedenti che, secondo quanto dichiarato dal ministro delle Finanze francese Christine Lagarde al quotidiano austriaco "Der Standard", la pone di fronte a un concreto rischio di default.

Un segnale pesante in questa direzione è anche la notizia che il differenziale del rendimento tra i titoli decennali tedeschi e quelli greci (rispettivamente al 3,12% e 16,25%) ha raggiunto il massimo storico a 1.314 punti base. Inoltre, il Paese ellenico deve fare i conti con un rapporto debito-pil che nel 2010 ha raggiunto il 143% e che per il 2012-2013 potrebbe arrivare al valore "monstre" del 150-160%. Il rapporto deficit-pil lo scorso anno è stato poco sotto il 10% mentre per quest'anno dovrebbe attestarsi al 7,5%. Fino ad ora gli organismi internazionali hanno varato un piano di salvataggio da 110 miliardi (80 dall'Ue e 30 dal Fondo monetario internazionale) e si starebbe lavorando a un ulteriore pacchetto da circa 60 miliardi per consentire di ripagare i bond in scadenza nel 2012 e nel 2013.

La disastrosa situazione del debito e delle prospettive economiche della Grecia ha già causato bocciature da parte delle altre agenzie di rating negli scorsi mesi. Per restare alle più recenti, il 9 maggio Standard & Poor's aveva abbassato da "BB-" a "B" il rating sul titoli di Stato a lunga scadenza, mentre quelli a breve maturazione erano finiti addirittura in categoria "C", dal precedente "B". Il 29 marzo, sempre Standard & Poor's aveva declassato il rating greco a "BB-" dal precedente "BB". Il 7 marzo era stata la volta di Moody's che aveva abbassato di tre gradini il voto ai titoli di Stato ellenici a "B1" dal precedente "Ba1". Il 2011 si era aperto con un altro verdetto negativo da parte di Fitch che aveva tagliato il rating sul debito a lungo termine da "BBB-" a "BB+".

Addio a Randy "Macho Man" Savage


leggenda mondiale del wrestling.

Wrestling: e' morto 'Macho Man' Savage

In un incidente. Forse colto da malore mentre era alla guida


NEW YORK, 20 MAG - Randy 'Macho Man' Savage, una delle figure piu' popolari del wrestling americano, e' morto in Florida in un incidente stradale in cui e' rimasta ferita sua moglie Barbara. Macho Man e' morto mentre era alla guida di una Jeep: l'uomo, 58 anni, per ragioni in via di accertamento ha saltato la corsia dell'autostrada ha attraversato la corsia opposta ed e' andato a finire contro un albero. Secondo la polizia potrebbe essere stato colto da un improvviso malore.

Strauss-Kahn lascia Rikers Island

(ANSA) - NEW YORK, 21 MAG - L'ex direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn ha lasciato il carcere di Rikers Island poco dopo le 16 di New York di ieri (le 22 in Italia) dopo cinque giorni di detenzione. E' stato preso in custodia da una società di sicurezza che lavora per la procura. Dopo il pagamento di una cauzione da 1 milione di dollari, sarà agli arresti domiciliari in un appartamento di Lower Manhattan.

Avrebbe dovuto alloggiare in un lussuoso residence che ha poi annullato unilateralmente la prenotazione.


Fonte :: ansa.it

TERREMOTO IN TURCHIA Panico e morti



TERREMOTO IN TURCHIA – Un sisma, molto forte, avente una magnitudo pari a quasi il sesto grado, ha colpito oggi la parte nord-occidentale dellaTurchia. Il terremoto, in particolare, è stato registrato dai sismografi quando in Italia erano le otto del mattino, con la gente che per la paura s’è riversata in strada.


Un sisma, molto forte, avente una magnitudo pari a quasi il sesto grado, ha colpito oggi la parte nord-occidentale della Turchia. Il terremoto, in particolare, è stato registrato dai sismografi quando in Italia erano le otto del Mattino 


Video :: euronews 

LA NATO ATTACCA LE NAVI DI GHEDDAFI, RAIS ALL'ANGOLO

Roma, 20 mag. - La Nato alza il tiro su Gheddafi e, mentre il rais mostra di nuovo i muscoli in un'apparizione in tv, l'Alleanza Atlantica ha affondato otto navi da guerra della flotta del rais nei porti di Tripoli, Al Khuma e Sirte. Il tutto mentre il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha confermato che, Safia Farkash, seconda moglie del rais e la figlia Aisha si sono rifugiate in Tunisia dove sarebbe scappato anche il potete ministro del Petrolio, Shukri Ghanem.
  L'Alleanza atlantica ha rivendicato la legittimita' degli obiettivi: "Le navi di Gheddafi attaccate sono dei bersagli militari piu' che legittimi. Stavano diventando una minaccia per la sicurezza", ha spiegato l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, presidente del comitato militare Nato. E piu' tardi da Bruxelles, la portavoce dell'Alleanza, Carmen Romero, ha spiegato che l'iniziativa era mirata a mettere le forze fedeli al regime in condizione di non poter piu' lanciare offensive su vasta scala contro le zone in mano ai ribelli. "Noi tiriamo le fila", ha detto la portavoce, "la nostra missione rimane invariata". "La strategia sta chiaramente funzionando", ha aggiunto dal canto suo un portavoce del Comando Militare alleato, tenente colonnello Mike Bracken, puntualizzando che Gheddafi e' stato privato della capacita' di controllare il suo stesso apparato. "E' stata anche limitata la sua liberta' di movimento", ha ricordato. Gli unici veri problemi, stando a Bracken, si registrano tuttora in alcune aree montuose a maggioranza berbera nella Tripolitania occidentale, dove la situazione rimane "difficile e preoccupante", tanto che gli abitanti sono spesso costretti a fuggire in Tunisia.
  "Tuttavia", ha concluso, "i ribelli sono riusciti a resistere, e adesso appaiono in grado di mantenere le posizioni". Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha incontrato il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, si e' mostrato ottimista sul successo dell'operazione Nato in Libia. "Ho fiducia che con pazienza la legittimita' internazionale avra' la meglio in Libia", ha assicurato il capo dello Stato. Gia' oggi, ha ricordato, la missione "e' riuscita con successo a prevenire una dura repressione e massacri di civili". Per Franco Frattini quanto accade in Libia e' frutto del "vento che soffia dal Nordafrica e verso il Medio Oriente", che, ha sottolineato il ministro degli Esteri, merita il nostro convinto sostegno". Sulla stessa linea il collega della Difesa, Ignazio La Russa secondo il quale "in questo momento spira un vento di democrazia in Nord Africa e i popoli sentono forte il bisogno di maggiore liberta' e in questo la Nato e' loro vicina". Un ulteriore tentativo di mediazione diplomatica sara' tentato la prossima settimana dall'Unione Africana che terra' un vertice straordinario il 25 e il 26 maggio a Addis Abeba. (AGI) .



Fonte :: agi.it

Obama incontra Netanyahu Scontro sui confini di Israele


"Le doivergenze rimangono"
Ma l'Ue plaude alla proposta
del presidente Usa di tornare
alla situazione precedente al '67

NEW YORK
«Non possiamo tornare ai confini del 1967 perchè per Israele sono indifendibili». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto oggi alla Casa Bianca, in un teso incontro col presidente americano Barack Obama, la proposta avanzata ieri a sorpresa dal presidente Usa. Durante il colloquio Netanyahu ha ribadito che Abu Mazen deve «scegliere tra Hamas e la pace con Israele».

L’incontro odierno mirava a far ripartire i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi ormai in stallo da mesi. Nella prima parte sono stati esaminati gli eventi della regione e i due leader hanno concordato che «si è creato un momento di opportunità come conseguenza della Primavera Araba ma vi sono anche pericoli». I due leader hanno espresso «profonda preoccupazione» per l’atteggiamento di paesi come la Siria e l’Iran. Obama, pur riconoscendo «divergenze» col suo interlocutore, ha sottolineato che il fine ultimo resta quello di uno stato di Israele sicuro, uno stato ebraico che possa vivere «a fianco in pace e sicurezza con uno stato palestinese contiguo, funzionante ed efficace».

Netanyahu era stato spiazzato ieri dal discorso di Obama sulla politica Usa per il Medio Oriente dove l’inquilino dello Studio Ovale aveva annunciato la necessità che Israele accetti di ritirarsi lungo le linee antecedenti alla guerra del 1967, sia pure con correzioni di confine, nel contesto degli accordi di pace. Una situazione di confini che Israele considera «indifendibile» visto che oltre 300 mila coloni israeliani vivono adesso in Cisgiordania. Nessun presidente americano aveva fatto finora del ritorno di Israele ai confini del 1967 la sua politica ufficiale. «Una vera pace può essere raggiunta solo se il risultato finale consentirà a Israele di difendersi contro le minacce e la sicurezza d’Israele resta una priorità degli Usa nel giudicare qualsiasi accordo di pace», ha detto oggi Obama. «È molto difficile per Israele negoziare in modo serio con un interlocutore che rifiuta di riconoscere il suo diritto di esistere», ha affermato Obama. «Israele non può negoziare con un governo palestinese che è appoggiato da Hamas - ha replicato Netanyahu - Non si può chiedere a Israele di negoziare con un governo appoggiato dalla versione palestinese di Al Qaida. Il presidente Abu Mazen ha una semplice scelta da fare: deve decidere se mantenere il suo patto con Hamas o fare pace con Israele».

Ma Abu Mazen in serata ha confermato da Ramallah il consueto pragmatismo e ha chiesto ad Obama di fare ulteriori sforzi e di adoperarsi con il primo ministro israeliano affinché quest’ultimo accetti uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Nel suo discorso di ieri Obama aveva inoltre ammonito Israele che lo »status quo non è più sostenibile« e che occorre procedere ad iniziative coraggiose se si vuole rimettere in moto il processo di pace. Obama ha ricevuto oggi il «sostegno energico» del Quartetto (Usa, Russia, Unione Europea e Onu) per la sua presa di posizione. Da parte israeliana si afferma che gli Stati Uniti non comprendono pienamente la precarietà della posizione israeliana: «Non si può fondare una pace su illusioni - ha affermato oggi Netanyahu - una pace basata sulle illusioni è destinata ad essere schiacciata dalla dura realtà Medio Orientale».

L'Unione europea ha accolto con soddisfazione l'appello di Obama a favore di uno Stato palestinese sulla base delle frontiere del 1967. Il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, ha «salutato calorosamente la conferma da parte di Obama che le frontiere fra Israele e la Palestina dovrebbero essere fondate sulle frontiere del 1967 con degli scambi (di terra) sui quali le due parti si sarebbero accordate, con delle frontiere sicure e riconosciute da entrambe», ha sottolineato la sua portavoce, Maja Kocijancik. Ciò implica anche «uno Stato di Israele le cui preoccupazioni in materia di sicurezza siano soddisfatte e un accordo sulle questioni che abbiamo sollevato, ovvero quella di Gerusalemme e dei rifugiati», ha precisato davanti alla stampa.

Non diamo Milano agli estremisti Berlusconi occupa le tv, è polemica


L'offensiva del premier su 5 tg: "Con loro zingaropoli islamica". Bersani: "E' come in Bielorussia"

ROMA
Qualcuno lo dava pronto a defilarsi dalla campagna elettorale. Invece Berlusconi rompe il silenzio e occupa le tv andando in onda su 5 telegiornali nazionali, due reti locali e una radio, scatenando le critiche delle opposizioni.

Nessun abbasamento di torni, il premier al contrario attacca a testa bassa i candidati avversari a suo dire ostaggi della «sinistra più estrema e violenta» che sventolando «bandiere rosse con falce e martello» vuole dare le città in mano a islamici e zingari. Insomma, l’unica cosa che cambia nella campagna elettorale del premir per i ballottaggi è che non ci sono riferimenti (almeno per ora) ai suoi processi, né tantomeno attacchi ai pm milanesi o alla Consulta.

Lo show a reti unificate
Il Cavaliere preferisce concentrarsi sui problemi delle città, ma soprattutto sui rischi di una vittoria della «sinistra radicale». Per il resto è un Berlusconi uguale a se stesso quello che fra le 18:30 e le 21 "occupa" i tg di Raiuno, Raidue, Canale 5, Italia 1 e Rete 4 per cercare di sovvertire i risultati di Milano e Napoli. Il capoluogo lombardo resta al centro dei suoi pensieri. Evidentemente i sondaggi gli fanno intravvedere quella chance che aveva preteso prima di metterci nuovamente la faccia, pur sapendo che la partita resta tutta in salita. Del resto lo dice lui stesso: «Penso che a Milano ci sia la possibilità di una vittoria». Anche perchè «tanti milanesi come me sono rimasti turbati dalle bandiere rosse con falce e martello» che sventolavano per festeggiare la vittoria di Giuliano Pisapia.

L'attacco alla sinistra e lo "spauracchio" Islam
Il presidente del Consiglio non lesina stilettate al candidato del centrosinistra. È fiancheggiato dalla «sinistra più estrema, radicale e violenta» e dal «partito delle manette». Uno che, aggiunge agitando uno spauracchio tipicamente leghista, trasformerà Milano in una città «islamica», una «zingaropoli», una «Stalingrado d’Italia» in mano ai «centri sociali». Ecco perchè, promette, resterò «in campo ogni giorno, come cittadino di Milano e leader del Pdl», pur se - mette le mani avanti - «compatibilmente» con gli impegni di governo, a cominciare dal G8 in Francia della prossima settimana. Riconosce che a Milano c’è stato forse un difetto di comunicazione; ammette che non si aspettava questo risultato determinato dal «maggior astensionismo dei moderati», ma - in uno dei pochi passaggi in cui cita Moratti - assicura che «Letizia è determinata».

Fracciate al Terzo PoloNapoli è l’altra sua grande preoccupazione. E anche quì non mancano affondi al candidato avversario: lo definisce un «vecchio giustizialista», senza nessuna esperienza gestionale e ostaggio dei centri sociali. La sua lettura dei dati elettorali è consolatoria: il Pdl resta il primo partito d’Italia, mentre il Pd perde 5 punti percentuali e il Terzo Polo conferma la sua «irrilevanza», con Fli che non «esiste» e l’Udc che ottiene risultati «decenti» solo dove alleata con il centrodestra. Altrettanto rassicurante il messaggio in chiave nazionale, sulla tenuta dell’esecutivo: «L’alleanza Pdl-Lega è l’unica in grado di esprimere governo stabile e credibile. A sinistra predominano gli estremisti e dunque non c’è nessuna possibilità che esista una maggioranza alternativa alla nostra». Insomma, aggiunge, «non possiamo certo immaginare che un grande Paese occidentale come l’Italia si faccia governare dai Vendola, dai Grillo, dai Di Pietro».

La sfida di Bersani: "Venga a confrontarsi a Ballarò"L’invasione dei media da parte del Cavaliere scatena la reazione rabbiosa delle opposizioni. La reazione è altrettanto vigorosa. Tutte le opposizioni, da Fli al Pd, contestano «l’estremismo» di Pdl e Lega. Pierluigi Bersani parla di «una situazione da Bielorussia» e sfida il premier ad un confronto televisivo, anche martedì prossimo a Ballarò. Per domani è stato annunciato un presidio davanti all’Autorità per le comunicazioni per chiedere che un intervento «preventivo» e non dopo, come è successo nelle scorse settimane. Siamo al «Berlusconi a reti unificate», secondo l’espressione coniata da Carlo Rognoni (Pd) e ribadita da altri esponenti democrats come David Sassoli, Anna Finocchiaro e dal senatore Idv Pancho Pardi, che parla di «golpe mediatico» e invita l’Authority ad intervenire subito con «un’opera di moral suasion sui direttori». Un intervento «immediato» dell’Agcom lo chiede anche Antonio Di Pietro, affinchè l’Autorità imponga ai Tg «un rapido riequilibrio delle presenze tv» nei prossimi giorni.

Il pressing dell'opposizione sull'Agcom
Già un precedente esposto all’Agcom il 10 maggio scorso aveva portato l’Autorità a rilevare uno squilibrio dei Tg a favore del centrodestra. «Non è accettabile - ha tuonato oggi Bersani - che l’Autorità garante delle comunicazioni abbia annunciato che si riunisce mercoledì. A babbo morto». Come muoversi, se l’Agcom non interviene preventivamente? Lo spiega lo stesso Bersani: «All’invasione televisiva di Berlusconi non daremo copertura in nessun modo, anche se qualche testata ci sta chiedendo di mettere la foglia di fico della par condicio». Insomma niente interviste riparatorie sotto tono. Ed ecco che arriva la sfida: «Se Berlusconi vuole andare in tv, a Ballarò o dove vuole lui - ha affermato Bersani - andiamo lui ed io: va benissimo. Sennò al mio posto vanno De Magistris, Pisapia, gli altri candidati, perché stiamo parlando di Comuni».

Pedofilia don Riccardo Seppia sieropositivo


GENOVA - Don Riccardo Seppia, il parroco della chiesa di Santo Spirito a Sestri levante arrestato per pedofilia una settimana fa, sarebbe sieropositivo. È quanto si apprende dall'ordinanza del gip nei suoi confronti. Non è da escludere che il prete, sospeso dalla curia di Genova, nei prossimi giorni venga sottoposto a nuovi esami clinici. Intanto c'è un nuovo indagato nella vicenda del parroco genovese. Si tratta di un diciottenne, accusato di favoreggiamento della prostituzione.

Per gli inquirenti il giovane avrebbe reclutato ragazzini per don Seppia e per E.A., l'ex seminarista che avrebbe a sua volta procurato minorenni a don Seppia e che giovedì è finito in manette.
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