3 giugno 2011

Into Eternity (Sub Ita) Viaggio nel deposito nucleare di Onkalo

Per la sezione Film documentari "Into Eternity" è un documentario di Michael Madsen che racconta dell'unico deposito progettato per le scorie nucleari (dopo la chiusura di Yucca Mountain) a Onkalo, in Finlandia.  
Di seguito il video diviso in 5 parti sottotitolato in Italiano 



Onkalo in finlandese significa cavità, ed è il nome del nascondino più pericoloso che si possa immaginare.
Ogni giorno nel mondo grandi quantità di scorie nucleari vengono depositati in maggazzini provvisori, vulnerabili a disastri naturali e a disastri provocati dall’uomo.
In Finlandia stanno costruendo il primo deposito permanente per scorie nucleari al mondo, un enorme sistema di gallerie sotterranee, che deve durare almeno 100.000 anni, questo è i il tempo che i residui rimangono pericolosi.
Nel 1994 in Finlandia è passata una legge per la quale tutti i residui nucleari usati in Finlandia devono rimanere nel paese, quindi quel 1% delle scorie nucleari del mondo avevano bisogno di un cimitero tutto loro, in un posto dove la gente locale non dimostrava resistenza, con la geologia favorevole. E hanno deciso per Olkiluoto, dove la gente è abituata a vivere accanto ai reattori, che pure danno posti di lavoro. Il deposito è stato chiamato Onkalo.
Into Eternity è un documentario di Michael Madsen che racconta dell'unico deposito progettato per le scorie nucleari (dopo la chiusura di Yucca Mountain) a Onkalo, in Finlandia. Onkalo sarà un labirinto di km di gallerie a 400 m di profondità che ospiterà le scorie radioattive finlandesi a partire dal 2020 fino al 2100 quando il deposito sarà sigillato. (si dà per scontato quindi che per allora l'era nucleare sarà già finita...) Questo luogo deve essere garantito per centomila anni da terremoti, sollevamenti della crosta, infiltrazioni d'acqua, penetrazione di gruppi terroristici o di ignari turisti/esploratori/minatori del futuro che magari non sapranno nemmeno più leggere la lingua in ci sono scritti i cartelli.

Il debito che prendiamo con le generazioni future è assolutamente agghiacciante: chi non se ne rende conto non ha percezione del tempo o della storia, oppure è semplicemente un bugiardo.
Il ‘nascondiglio’, sepolto a 500 metri di profondità, è progettato per avere una capacità di 330mila metri cubi, e sarebbe raggiungibile attraverso un labirinto di 6 kilometri, la cui forma, ingigantita, ricorderebbe vagamente quella degli acquascivoli dei grandi acquapark. Al costo (dichiarato) di ‘soli’ 2,5 miliardi di euro per la costruzione, e di altri 3 miliardi per lo smaltimento, raccoglierebbe le sole scorie prodotte in Finlandia.


Fonti :: linkiesta.it
invasionealiena.com
IlFattoquotidiano.it 

Batterio, controlli su salame di cervo italiano. Fazio rassicura


"Regioni allertate". Intanto la Germania fa sapere che l'epidemia si è "stabilizzata"

Batterio, controlli su salame di cervo italiano. Fazio rassicura
Roma, 3 giu. (TMNews) - Il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha assicurato oggi che in Italia non c'è alcun rischio epidemia da E.coli del tipo di quella scoppiata in questi giorni in Germania, e di cui non si conosce ancora la causa. Nel nostro paese "la situazione è sotto controllo, non deve generare allarmismi e non deve modificare le nostre abitudini alimentari, a cominciare dal consumo di verdura e frutta cruda dopo averla lavata", ha detto Fazio in una nota diramata sul sito del ministero.

"Abbiamo allertato le Regioni, le strutture sanitarie e gli uffici sanitari alle frontiere, responsabili dei controlli sulle importazioni alimentari. Nei giorni scorsi - ha aggiunto Fazio - quando le autorità sanitarie tedesche avevano comunicato che i responsabili della diffusione del batterio potessero essere i cetrioli, ne avevamo sequestrate diverse partite, per un totale di 16 quintali, prontamente dissequestrate quando tutte le analisi hanno dato risultati negativi".

La presenza di un batterio di Escherichia coli produttore di tossine è stata segnalata però su un salame di cervo prodotto in Italia, sul quale si sta procedendo ad effettuare le necessarie indagini. È quanto informa il ministero della Salute in un nota, precisando comunque che "qualsiasi correlazione con l'epidemia nella zona di Amburgo è comunque altamente improbabile sia per la tipologia del prodotto, sia per la zona di provenienza".

La pietà è morta e la società non sta tanto bene



A Trieste due donne sono sfrattate, dopo la morte del padre, da un appartamento affittato dalla loro famiglia da 42 anni, era tutta la loro vita, tutte le loro cose. Hanno chiesto aiuto alle istituzioni, ma nessuna ha risposto tranne la presidenza della Repubblica e i colleghi del padre con un contributo. Hanno cercato lavoro ovunque, qualunque lavoro, anche sottopagato, di quelli che gli italiani non vogliono più fare..., ma nessuno lo ha offerto. Sono state sfrattate a termine di legge pur essendo figlie di un carabiniere che ha dedicato tutta la sua vita, 35 anni, allo Stato. Ora vivono nella civile Trieste dentro a una macchina. La pietà è morta e la società non sta tanto bene.


Video denuncia tratto dal sito di Beppe Grillo. 
Leggi tutto l'articolo :: http://www.beppegrillo.it/2011/06/la_pieta_e_mort/index.html#*pms4*


P.S. Per chi volesse dare un aiuto a Laura e Cristina Di Sessa può farlo inviando un vaglia postale a : Cristina Di Sessa, V.le D' Annunzio n. 39 - 34138 Trieste -
grazie

Droga, un appello da personalità mondiali Da Kofi Annan a Vargas Llosa: “Legalizzare”


“La guerra mondiale alla droga ha fallito". Ad affermarlo è la ‘Global Commission on Drug Policy’, composta da grandi nomi internazionali, dalla politica alla cultura. Che in una petizione presentata all'Onu chiederanno agli Stati di rivedere le politiche di contrasto
La copertina del rapporto della 'Global Commission on Drug Policy' che chiede un cambiamento negli strumenti di contrasto alla tossicodipendenza
“Il proibizionismo non funziona e non conviene, è una forma di repressione sociale di massa che garantisce fiumi di denaro a terrorismo e narcomafie”. Lo afferma da sempre il segretario dei Radicali, Mario Staderini. Che da oggi potrebbe avere un alleato insospettabile: l’Onu. “La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo” scrive la ‘Global Commission on Drug Policy‘, in un rapportopresentato a New York. L’organismo più alto in materia  ha annunciato l’inizio di una petizione internazionale: milioni di firme da presentare alle Nazioni Unite affinché gli Stati si convincano a cambiare gli strumenti finora usati per contrastare la tossicodipendenza. Disposizioni fallimentari che, si legge nel rapporto, hanno portato solo a carceri piene e migliaia di vittime. La strada, da oggi, dev’essere piuttosto quella di puntare a una “riduzione del danno”, contrastando prima di tutto la vera base del traffico di droga: la criminalità organizzata. In una parola: legalizzare.

L’appello arriva da personalità mondiali e insospettabili. Tra loro, anche l’ex presidente dell’Onu,Kofi Annan. E ancora, tra i politici, l’ex commissario Ue, Javier Solana, l’ex segretario di Stato statunitense, George Schultz e diversi ex presidenti. Alcuni con una profonda conoscenza diretta del tema, come il colombiano Cesar Gaviria. Ma la lista dei nomi coinvolti comprende anche personalità del mondo della cultura: come il premio Nobel per la letteratura peruviano, Mario Vargas Llosa, e lo scrittore messicano Carlos Fuentes. E ancora esperti come il franceseMichel Kazatchkine, direttore del Fondo mondiale contro l’Aids, la tibercolosi e la malaria.

“Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non criminali”. E’ questa l’idea di fondo della commissione. Che nel rapporto da un po’ di numeri per far comprendere come negli scorsi decenni “le politiche di criminalizzazione e le misure repressive – rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori – hanno chiaramente fallito”. In dieci anni, dal 1998 al 2008, il consumo di cannabis è aumentato dell’8,5 per cento. E va peggio con le cosiddette ‘droghe pesanti’: nello stesso periodo, il numero dei consumatori di cocaina è cresciuto del 27 per cento. Una percentuale che nasconde circa tre milioni e mezzo di persone in più.

Oltre a chiedere una presa di coscienza internazionale, la commissione propone però una soluzione. Per una vera lotta alla tossicodipendenza, è necessario introdurre “forme di regolarizzazione che minino il potere delle organizzazione criminali”. Come? “Incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione”. Solo così, secondo la commissione, sarà possibile rendere efficace il contrasto su piccola scala, quello rivolto ai coltivatori, i corrieri e gli spacciatori, “spesso vittime loro stessi della violenza e dell’intimidazione”. Oppure consumatori a loro volta. Il cambio di rotta inoltre, ricordano nel rapporto, potrebbe risolvere la problematica dell’esclusione sociale dei tossicodipendenti. A patto che le politiche adottate siano “improntate a criteri scientificamente dimostrati” e rafforzate da un’educazione familiare e scolastica.

10 consigli per liberarci dal consumismo e muoverci verso la decrescita

televisioniDalla televisione al telefonino, dall'automobile ai voli aerei, dalla grande distribuzione al consumo di carne. Bruno Clémentine e Vincent Cheynet hanno provato a stilare una lista (aperta) di consigli per liberarci dai condizionamenti che ci costringono ancora nella società dei consumi.

2 Giugno 2011


Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarcene
1. Liberarsi dalla televisione
Per entrare nella decrescita, la prima tappa è prendere coscienza dei propri condizionamenti. Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarcene. Così come la società dei consumi riduce l’uomo alla sua dimensione economica – consumatore -, la televisione riduce l’informazione alla superficie, l’immagine.
Media della passività, quindi della sottomissione, non smette di far regredire gli individui. Per sua natura, la televisione richiede la rapidità, non tollera i discorsi approfonditi. La televisione inquina al momento della sua produzione, durante l’utilizzo e poi come rifiuto.
Noi le preferiamo la nostra vita interiore, la creatività, imparare a fare musica, fare ed assistere a spettacoli viventi... Per tenerci informati abbiamo delle scelte: la radio, la lettura, il teatro, il cinema, incontrare gente, ecc.
2. Liberarsi dall’automobile
Più che un oggetto, l’automobile è il simbolo della società dei consumi. Riservata al 20% degli abitanti della terra, i più ricchi, porta inesorabilmente al suicidio ecologico per la distruzione delle risorse naturali (necessarie per la sua produzione) o per i diversi tipi di inquinamento tra cui l’aumento dell’effetto serra. L’automobile provoca guerre per il petrolio di cui l’ultima per data è il conflitto iracheno. L’automobile porta anche come conseguenza una guerra sociale che provoca un morto ogni ora solamente in Francia. L’automobile è uno dei flagelli ecologici e sociali del nostro tempo.
Noi le preferiamo: il rifiuto dell’ipermobilità. La volontà di abitare vicino al luogo di lavoro. Camminare a piedi, andare in bicicletta, prendere il treno, utilizzare i trasporti collettivi.
cellulari
Il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità
3. Liberarsi dal telefonino
Il sistema genera dei bisogni che diventano delle dipendenze. Ciò che è artificiale diventa naturale. Come numero di oggetti della società dei consumi, il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità. “Con la telefonia mobile, siete mobilitabili in un istante”. Assieme al telefonino butteremo via i forni a micro-onde, le falciatrici a motore, e tutti gli oggetti inutili della società dei consumi.
Noi preferiamo al telefonino la posta, la parola, ma soprattutto cercheremo di vivere per noi stessi invece di cercare di riempire il vuoto esistenziale con degli oggetti.
4. Rifiutare l’aereo
Rifiutare di prendere l’aereo, è prima di tutto rompere con l’ideologia dominante che considera un diritto inalienabile l’utilizzo di questo mezzo di trasporto. Però, meno del 10% degli esseri umani hanno già preso l’aereo. Meno dell’1% lo utilizza tutti gli anni. Questo 1%, la classe dominante, sono i ricchi dei paesi ricchi. Sono loro che detengono i media e fissano le regole della società. L’aereo è il mezzo di trasporto più inquinante per passeggero trasportato. A causa dell’alta velocità, sballa la nostra percezione delle distanze.
Noi preferiamo andare meno lontano, ma meglio, a piedi, sul carretto a cavallo, in bicicletta o in treno, in barca a vela, con ogni veicolo senza motore.
5. Boicottare la grande distribuzione
La grande distribuzione è inscindibile dall’automobile. Disumanizza il lavoro, inquina e sfigura le periferie, uccide i centri delle città, favorisce l’agricoltura intensiva, centralizza il capitale, ecc. La lista dei flagelli che rappresenta è troppo lunga per essere elencata qui.
Noi le preferiamo: prima di tutto consumare meno, l’autoproduzione alimentare (l’orto), poi le botteghe di quartiere, le cooperative, l’artigianato. Questo ci porterà anche a consumare meno e a rifiutare i prodotti industriali.
carne
L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico
6. Mangiare poca carne
O meglio, mangiare vegetariano. Le condizioni di vita riservate agli animali di allevamento rivela la barbarie tecno-scientifica della nostra civiltà. L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico. È meglio nutrirsi direttamente dei cereali che utilizzare il terreno agricolo per nutrire animali destinati al macello. Mangiare vegetariano, o comunque mangiare meno carne, ci porta anche una miglior igiene alimentare, meno ricca in calorie.
7. Consumare prodotti locali
Quando si compra una banana delle Antille, si consuma anche il petrolio necessario al suo trasporto verso i nostri paesi ricchi. Produrre e consumare localmente è una delle condizioni migliori per entrare nel movimento di decrescita, non in senso egoistico, chiaramente, ma al contrario perché ogni popolazione ritrovi la sua capacità di autosufficienza. Per esempio, quando un contadino africano coltiva delle noci di cacao per arricchire qualche dirigente corrotto, non coltiva di che nutrirsi e nutrire la sua comunità
8. Politicizzarsi
La società dei consumi ci lascia la scelta: tra Pepsi-Cola e Coca-Cola o tra caffè Lavazza e caffè “equo” di Max Havelaar. Ci lascia delle scelte da consumatori. Il mercato non è né di destra, né di centro né di sinistra: lui impone la sua dittatura finanziaria avendo come obiettivo di rifiutare qualunque contraddittorio o conflitto di idee. La realtà sarà l’economia: gli umani si sottomettano. Questo totalitarismo è paradossalmente imposto in nome della libertà, di consumare. Lo status di consumatore è addirittura superiore a quello di essere umano...
Noi preferiamo politicizzarci, come persone, nelle associazioni, nei partiti, per combattere la dittatura delle fabbriche. La democrazia esige una conquista permanente. Muore quando viene abbandonata dai cittadini. È ora di propagare l’idea della decrescita.
relazioni
Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri
9. Sviluppo della persona
La società dei consumi ha bisogno di consumatori servili e sottomessi che non desiderino più essere degli umani a tutto tondo. Questi non possono più esistere che grazie all’abbrutimento, per esempio davanti alla televisione, ai 'divertimenti' o al consumo di psicofarmaci (Prozac…)
Al contrario, la decrescita economica ha come condizione uno sviluppo sociale ed umano. Arricchirsi sviluppando la propria vita interiore. Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri a detrimento della volontà di possedere degli oggetti che a loro volta vi possiederanno. Cercare di vivere in pace, in armonia con la natura, non cedere alla propria violenza, ecco la vera forza.
10. Coerenza
Le idee sono fatte per essere vissute. Se non siamo capaci di metterle in pratica, serviranno solo a far vibrare il nostro ego. Siamo tutti a bagno nel compromesso, ma cercheremo di tendere alla maggior coerenza. È la scommessa della credibilità dei nostri discorsi. Cambiamo ed il mondo cambierà.
Questa lista sicuramente non è esaustiva. A voi completarla. Ma se non ci impegniamo a tendere verso la ricerca della coerenza, ci ridurremo a lamentarci ipocritamente sulle conseguenze del nostro stile di vita. Evidentemente non c’è un modo per vivere 'immacolati' sulla Terra. Siamo tutti a bagno nel compromesso, e va bene così.

Articolo di Bruno Clémentine e Vincent Cheynet, tratto da La decrescita

Fonte originale: Casseurs de pub




COMUNICATO STAMPA SU NON APERTURA DEL CANTIERE ENTRO IL 31/5

Comunicato Stampa
dalla Valli No TAV, 1.6.2011

IERI 31 MAGGIO 2011 è STATO CERTIFICATO CHE
IL CANTIERE DEL cunicolo de
La Maddalena
 NON E’ STATO APERTO
L’EURO DEPUTATO GIANNI VATTIMO, IN SIMBOLICA RAPPRESENTANZA DEL PARLAMENTO EUROPEO, LO HA CERTIFICATO IERI ALLE ORE 24.00

L’UNIONE EUROPEA DEVE ORA RITIRARE IL FINANZIAMENTO AL PROGETTO PRIORITARTIO TEN-T N. 6 LYON – TORINO

L’ITALIA E’ INAFFIDABILE


Ieri sera si è svolta a La Maddalena di Chiomonte un’importante riunione alla presenza del Deputato Europeo Gianni Vattimo, venuto in simbolica rappresentanza di altri sei eurodeputati (1): Luigi de Magistris, Sonia Alfano, Eva Lichtenberger, Catherine Grèze, Sabine Wils e Paul Murphy.
E’ stato certificato alle ore 24.00 del 31 maggio che il cantiere per la perforazione del tunnel de La Maddalena non è stato installato, così come richiesto dalla Commissione Europea e dalla Francia per confermare l’erogazione del finanziamento al Progetto Prioritario TEN-T n. 6.
La data del 31 maggio è la proroga data all’Italia alle uniche scadenze ufficiali stabilite dalla Commissione Europea ad Ottobre 2010 (2) e ormai largamente superate:
-        firma del rinnovo del trattato con la Francia entro il 31 dicembre 2010,
-        apertura del cantiere a La Maddalena entro il 31 marzo 2011.
Ricordiamo che la Francia ha dichiarato di non voler discutere con l’Italia il rinnovo del Trattato del 2001 e del Memorandum del 2004 se non è evidente la capacità del nostro Paese di rispettare i suoi impegni con l’apertura del cantiere de La Maddalena.
Siim Kallas, responsabile Ue per i Trasporti, si attende che entro il mese Italia e Francia mettano in pratica gli accordi stipulati in febbraio nel romantico castello di Godollo, in Ungheria. «L’intesa è su tre punti - fa sapere l’ex premier estone attraverso la sua portavoce -: revisione del Trattato bilaterale e delle quote di impegno finanziario; inizio dei lavori alla Maddalena; chiusura del progetto preliminare». Tutto questo, si aggiunge, «deve avvenire in giugno», tempo entro il quale anche la linea ferroviaria storica deve tornare operativa. In caso contrario, salteranno i fondi Ue. E forse l’intero progetto. (3)
Il Movimento No TAV fa constatare che l’apertura di questo cantiere  si è ormai rivelatasi impossibile se non con l’uso della forza militare, come irresponsabilmente suggerito da alcuni esponenti della classe politica locale e nazionale.
L’inaffidabilità dell’Italia è ora certificatal’Unione Europea deve ora ritirare il finanziamento.
Questa GRANDE OPERA INUTILE è un collo di bottiglia allo sviluppo dell’Italia e non si può fare: i cittadini in lotta lo hanno dimostrato con argomenti inoppugnabili.
La cocciutaggine della classe politica non può che aumentare i danni per l’Italia e per l’Europa.
Il Movimento No TAV offre un’onorevole via di uscita alla classe politica locale e nazionale: l’abbandono di questo insensato progetto non potrà che favorire le OPERE UTILI dal miglioramento del trasporto locale alla sanità, alla scuola.
Il Movimento No TAV dà una speranza ai giovani, ai precari, alla scuola, alle piccole imprese, agli artigiani, agli agricoltori.

“né qui né altrove”
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Evasione fiscale: quasi 275 miliardi di euro non dichiarati

Una parte non trascurabile dell’economia italiana , che nel 2008 oscillava tra i 255 e i 275 miliardi di Euro, pari ad una fascia tra il 16 e il 17,5 per cento del Pil, sarebbe rappresentata da attività svolte in nero. È quanto emerge dalla bozza del rapporto finale sull’attività condotta dal gruppo di lavoro “Economia non osservata e flussi finanziari”, guidata dal presidente dell’Istat Enrico Giannini, nell’ambito delle analisi in cantiere per la riforma fiscale. Picchi massimi nel settore alberghi, bar e ristoranti, dove il sommerso ammonterebbe quasi al 57 per cento del valore aggiunto totale; seguono i servizi domestici, che sfiorano il 53 per cento. Percentuali che si aggirano intorno all’11 per cento per l’industria, dove nel campo dell’edile si anniderebbe la quota maggiore dell’economia in nero. Cifre elevate anche per Istruzione, sanità e altri servizi socialì (che toccano il 36,8 per cento), trasporti e comunicazioni (33,9 per cento) commercio ( 32,1), servizi alle imprese (con 21,5 punti in percentuale).

Nel 2010, intanto, sono stati moltiplicati gli sforzi del Fisco nella lotta all’evasione fiscale: i grandi contribuenti (ovvero coloro che hanno un volume d’affari, ricavi o compensi dichiarati di oltre 100 milioni) sono passati dai 1667 dell’anno precedente a 2609. Più di 700 mila gli accertamenti condotti, soprattutto sulle imprese di medie dimensioni e sulle persone fisiche. Migliora anche l’attività di intelligence degli 007 fiscali, che nell’ultimo anno avrebbe visto un’impennata delle sanzioni per lavoro in nero, violazioni della tutela economica delle lavoratrici madri, problemi con la sicurezza sul lavoro e irregolarità in materia di appalti.

L’evasione media degli italiani si sarebbe aggirata nel 2010 intorno al tredici per cento del reddito dichiarato (che si fissa su una media di 2093 euro a contribuente). Sembra poi che al Nord il fenomeno sia più diffuso che al Sud; 2532 euro di redditi Irpef evasi in media, rispetto ai 950 dei colleghi meridionali.
Simona Peluso


Ryanair, Berlusconi testimonial involontario Lo spot: “Una scappatella per tirarmi su”

Una foto raffigura la coppia Umberto Bossi eSilvio Berlusconi alla Camera. In uno dei momenti migliori della loro storia: quando un premier affranto si batte una mano sulla fronte e trova al suo fianco il fedele alleato, che gli indirizza uno sguardo preoccupato ma premuroso al tempo stesso. E’ l’immagine scelta dalla compagnia aerea irlandese Ryanair che così, nel suo sito italiano, pubblicizza le nuove offerte. Sopra la testa del Cavaliere compare un fumetto: “…Solo una cosa mi tirerebbe su in questo momento!”. “Una scappatella con Ryanair” a tot euro, riporta lo spot.

E non è la prima volta che la compagnia low cost ironizza sulla vicende di casa nostra per farsi pubblicità. “Paga le tasse! Non per i rifiuti ma per scappare via” recitava un’inserzione comparsa nel 2008 sul quotidiano ‘Il Messaggero’. Il riferimento, ovviamente, era ai rifiuti di Napoli, allora come oggi uno dei temi caldi dell’attualità nazionale. Sempre nello stesso anno, a campeggiare sulle pubblicità della compagnia era stato ancora Umberto Bossi. O meglio, il suo terzo dito alzato. Era il periodo della crisi di Alitalia, quando le vicende della compagnia di bandiera occupavano la politica e i giornali. Ryanair ne approfittò: “Il governo supporta le alte tariffe di Alitalia” e così frega i passeggeri italiani. A cui era rivolto – nella fantasia dei pubblicitari – il dito medio del Senatur. Un anno prima, nel 2007, a ispirare l’operatore irlandese per la sua campagna italiana erano stati i guai fiscali del pilota Valentino Rossi. “Ritorno a casa con Ryanair… e devo solo pagare le tasse!”, stava scritto in un fumetto sopra la faccia del campione.

Nel corso degli anni, nel mirino del fantasioso operatore sono finiti però anche i rappresentanti politici di altri Paesi. Dallo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero alla coppia presidenziale francese Nicolas Sarkozy-Carla Bruni, passando persino per il papa Bendetto XVI. L’italia, che batte tutti per la quantità di testimonial involontari, ispira solo un po’ di più degli altri.

Grecia, altro che salvataggio Ora le obbligazioni sono “spazzatura”


Il piano tedesco per un nuovo prestito capace di scongiurare il default tecnico di Atene non convince. L’agenzia Moody’s declassa ancora il debito greco facendo piombare il Paese nella famigerata area “junk”. Quella dei titoli “spazzatura”. E adesso anche la Bce pensa seriamente alle ipotesi di ristrutturazione
Il piano tedesco per un nuovo prestito capace di scongiurare il default tecnico di Atene non convince. L’agenzia Moody’s declassa ancora il debito greco facendo piombare il Paese nella famigerata area “junk”. Quella dei titoli “spazzatura”. E adesso anche la Bce pensa seriamente alle ipotesi di ristrutturazione.

Soltanto 24 ore per affossare ogni speranza. Appena 24 ore per trovarsi costretta a fronteggiare una realtà che non può più essere ignorata. Non bastano le rassicurazioni a cancellare, o per lo meno a mitigare, le perplessità degli investitori che della Grecia, numeri alla mano, hanno iniziato da tempo a celebrare il funerale. Nella giornata di ieri, fonti bene informate avevano parlato di una nuova ondata di compassione proveniente dal governo tedesco. Berlino, si diceva, avrebbe dato il via libera a un nuovo prestito di salvataggio escludendo ritorsioni, leggasi proroghe sulle scadenze dei titoli, sui possessori di bond ellenici. Una mossa che aveva allontanato lo spettro del default ridando un po’ di fiducia ai mercati e un po’ di sostegno all’euro frenandone la corsa al ribasso sul dollaro. Tutto inutile. Oggi, incurante delle mosse berlinesi, l’agenzia di rating Moody’s ha emesso la sua sentenza. La Grecia perde ulteriore terreno nella scia del rating sovrano scalando da B1 a Caa1. Una retrocessione in piena regola in serie C, la famigerata area “junk”, spazzatura, ovvero l’anticamera del default.

Atene, insomma, è prossima a dichiarare bancarotta tecnica. Ormai non è più questione di “se” ma soltanto di “quando”. 110 miliardi di fondi internazionali non sono riusciti a colmare la voragine debitoria ellenica, tuttora condizionata da un buco aggiuntivo di 30 miliardi previsto per il prossimo anno. La clemenza espressa ieri da Berlino non ha convinto gli osservatori di Moody’s che oggi non esitano a rendere nota una sentenza già scritta: Atene ha una probabilità di fallimento del 50% nei prossimi 5 anni, più o meno la stessa di Cuba che però, a differenza della Grecia, non può nemmeno contare sul libero accesso al mercato dei capitali. I bond greci a dieci anni pagano l’esorbitante interesse del 16,23 per cento. Quelli biennali hanno sfondato addirittura la soglia critica del 25 per cento.

La situazione, se possibile, è ancora più impressionante di quanto non dica Moody’s. Alla probabilità di default espressa dall’agenzia si affianca infatti quella, ancora superiore, dichiarata dagli operatori di mercato. Nella sua ultima rilevazione, la società di analisi del mercato over the counter (extra borsistico) dei derivati Cma individuava un prezzo massimo dei credit default swaps costruiti sui bond greci pari a 1037,2 punti base (per assicurare un credito da 10 milioni ne occorrono 1,037) contro, ad esempio, i 656 dell’Irlanda e i 149,5 dell’Italia. Tradotto, e in considerazione di altre variabili, significa una probabilità di bancarotta a cinque anni superiore al 57%.

Ma non sono solo i derivati a generare depressione. A pesare sui destini greci è soprattutto la tendenza emersa nell’ultimo anno e mezzo. Nel dicembre del 2009 il rating di Atene era stato tagliato una prima volta scendendo a quota A2. Poi la discesa senza limiti fino alla retrocessione in zona “discarica”. Il punto, nota oggi la società di consulenza londinese Evolution, è che una simile accelerazione non trova abitualmente eguali nel mondo. Per compiere un simile percorso al ribasso, si nota, occorrono mediamente 15.741 giorni, altro che i 526 impiegati da Atene. “Statisticamente, più rapidamente cala il rating maggiori sono le probabilità di default” ha dichiarato a Bloomberg l’analista di Evolution Brian Berry. “Non occorre essere un matematico per accorgersi della dimensione dei problemi affrontati dalla Grecia”.

Il messaggio è chiaro per tutti, anche per il principale benefattore di Atene, quella Banca centrale europea che ha riempito le sue casse di titoli ellenici. Da qui la svolta, ad appena un giorno di distanza dall’ultima, disperata, proposta tedesca anti ristrutturazione. L’istituto centrale Ue, spiegano oggi all’agenzia Ansa due fonti vicine alla questione, sarebbe disposto forse a promuovere una rinegoziazione delle scadenze dei titoli greci. In pratica un impegno per convincere i creditori (tra cui se stessa) ad accettare un pagamento differito dei premi sulle obbligazioni. La forma più lieve di default tecnico. La proposta più probabile al vaglio della Bce, sostiene l’agenzia, consisterebbe nel tentativo di convincere i creditori ad acquistare altri titoli alla scadenza di quelli in loro possesso.

Batterio killer, allarme in Europa: 2000 casi, 18 morti

La variante del batterio killer Escherichia coli che sta causando un’epidemia in Germania, dove sono morte 18 persone e oltre 1.500sono state infettate per aver mangiato verdure contaminate, "non è mai stata vista prima in un focolaio di infezione": a lanciare l’allarme che getta nel panico mezza Europa è l’Organizzazione mondiale della Sanità, mentre le analisi effettuate da laboratori cinesi e tedeschi hanno evidenziato che il nuovo ceppo è "altamente infettivo e tossico" e resistente "ad alcuni tipi di antibiotici".
Secondo gli esperti, l’epidemia che potrebbe scoppiare in Europa potrebbe essere la più letale della storia, mentre il panico si sta diffondendo tra i consumatori di tutto il mondo, dopo la scoperta di nuovi casi negli Stati Uniti. Le autorità tedesche, in un primo momento, avevano puntato il dito contro una partita di cetrioli contaminati importati dalla Spagna, ma hanno poi fatto marcia indietro e si sono scusati con Madrid, dato che ancora non è chiaro quale sia l’origine della diffusione del batterio killer. Berlino ha confermato che i casi di contagio stanno aumentando, soprattutto nella zona di Amburgo, dove sono scoppiati i primi focolai, e ha raccomandato ai cittadini di non mangiare verdure crude, di lavarsi le mani prima di mangiare, pulire bene piatti e stoviglie. 
Intanto, la Russia ha chiuso le frontiere all’importazione di verdure fresche dall’Unione europea, nonostante le critiche dell’Unione europea per quello che sembra un eccesso di precauzione. Mosca però vuole vederci chiaro e non è disposta a revocare l’embargo se non saranno stabilite esattezza le "cause dell’epidemia", determinando attraverso quali prodotti alimentari l’epidemia si è propagata




Fonte :: essenzialeonline.it
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