Le loro voci intonano frasi che inneggiano al “diritto di indignazione”, e sui cartelli si leggono frasi come: “Noi non siamo antisistema, è il sistema che è anti-noi”, oppure “Voi prendete i soldi, noi prendiamo la piazza”. Non mancano critiche al sistema economico: “Con l’euro le banche sono 4 volte più ricche”, “Un pane costava 25 pesetas, ora ne vale 100 (0,60 euro) -- Il mio stipendio da cameriere, che era di 145mila pesetas, è rimasto a 150mila (900 euro)”.
Tutto ha inizio il 15 maggio e pare sia generato dalla tensione che sta salendo in vista delle elezioni amministrative, previste per domenica 22 maggio. Il movimento, che inizialmente si era dato il nome “Movimento del 15 maggio”, è stato adesso ribattezzato degli “Indignados” e si sta estendendo anche ad altre città e ad altre nazioni. Nel frattempo la giunta elettorale locale ha deciso ieri pomeriggio di vietare la manifestazione, dal momento che non vi è stata richiesta di autorizzazione con 10 giorni di anticipo.
La replica arriva dall’associazione “Democracia Real Ya” (in italiano “Vera democrazia ora”), che annuncia «l’intenzione di restare fino a domenica». Come dichiara un membro della stessa, Jon Aguirre: «La crisi economica e la disoccupazione sono all’origine di questa protesta e sono problemi che accomunano tutti noi. In questa crisi mentre alcuni si sono arricchiti, la maggior parte delle persone ha visto ridursi i propri salari». In Spagna, infatti, la disoccupazione si aggira intorno al 21%, raggiungendo quota 44% tra gli under 25.
Il malcontento sembra accumunare anche i giovani nel resto del mondo e sembra si stia espandendo anche in altre città grazie ai social network. Altre manifestazioni sono previste, infatti, da qui a domenica a Bruxelles, Parigi, Messico, Berlino, Vienna, Bogotà, Buenos Aires, Edimburgo, e in Italia, per ora, a Torino e Padova.
Paola Sarappa
Ecco un video della piazza dall’alto:
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